Quello rosso o quello verde? Il classico color mattone? In metallo, in plastica, in terracotta?
I vasi non sono semplici contenitori da riempire con terra, torbe e terricci alleggeriti. Dalla corretta scelta del vaso dipende sia il successo di una coltivazione sia la soddisfazione del padrone di casa.
Ecco allora qualche accorgimento utile per gli amanti di balconi e terrazzi fioriti.
I vasi non sono semplici contenitori da riempire con terra, torbe e terricci alleggeriti. Dalla corretta scelta del vaso dipende sia il successo di una coltivazione sia la soddisfazione del padrone di casa.
Ecco allora qualche accorgimento utile per gli amanti di balconi e terrazzi fioriti.
L’estetica
Un primo aspetto da considerare è certamente l’estetica. Un vaso deve piacere e, in particolare, deve inserirsi armoniosamente nel contesto. Perché un vaso ha la propria personalità e la trasmette all’ambiente circostante dal momento che emerge, che salta all’occhio, che diventa punto di riferimento di un angolo. Un contenitore dall’aspetto economico rischia di compromettere una proprietà importante, mentre un vaso gradevole rischia di passare in secondo piano, disperdendosi sullo sfondo, se il contrasto dei colori non è appropriato.
Il materiale
Un secondo aspetto, spesso sottovalutato, è rappresentato dal materiale e dalle sue ripercussioni sulla vitalità dell’apparato radicale.
Non dobbiamo dimenticare che le radici richiedono ossigeno per poter prosperare e accrescersi. L’uso di materiali porosi sarebbe quindi da preferire: il migliore è la terracotta, sebbene delicata e poco adatta a molti contesti, soprattutto urbani.
I materiali plastici, al contrario, sono poco permeabili all’aria ma, se dotati di sufficienti fori per il drenaggio, possono garantire un buon ambiente per lo sviluppo vegetale.
Si dovrà prestare eventualmente un’attenzione in più nella scelta del terriccio che dovrà essere quanto più leggero possibile.
Il materiale influisce in modo determinante anche sull’isolamento termico: qui la terracotta si prende la rivincita perché permette di attenuare gli sbalzi di temperatura ed evitare che i terricci raggiungano temperature eccessive.
Cautela invece con i vasi in metallo che, se non ben progettati e se esposti in pieno sole, possono “lessare” l’apparato radicale.
L’acqua
Un altro elemento da valutare è la possibilità di disporre di una riserva d’acqua.
Sono ormai molte le case produttrici a proporre vasi dotati di un “doppio fondo” molto utile per evitare che le piante entrino in stress idrico se dimentichiamo di irrigare o se c’è un malfunzionamento dell’impianto automatico.
Si tratta di riserve sufficienti per qualche giorno ma, se fa molto caldo e se ci assentiamo per diverso tempo, rischiano di non essere sufficienti.
Il peso
Altro fattore da ponderare è il peso del contenitore.
Balconi e terrazzi possono reggere un peso limitato a meno che non siano stati progettati ad hoc per sostenere carichi elevati.
Se nutriamo dubbi sulla tenuta del solaio, meglio orientarsi verso materiali leggeri come la plastica e tralasciare terracotta, calcestruzzo e pietra.
Negli ultimi anni si sono poi diffusi contenitori in materiali alternativi tra i quali spicca il geotessuto: grandi sacchi in tessuti tecnici, di forma pressoché parallelepipeda, capaci di ospitare un piccolo albero. Dotati di maniglie, questi contenitori si possono spostare con relativa facilità e sono molto adatti alla coltivazione di ortaggi. |
Ricordiamo in ogni caso di posizionare i vasi di maggiori dimensioni in corrispondenza di elementi portanti, considerando anche il peso del terriccio: se da asciutto è relativamente leggero, intriso d’acqua può aumentare la propria massa in modo davvero considerevole.
Il peso, quindi, è strettamente legato alle dimensioni del contenitore. Ma quanto deve essere grande un vaso? Una risposta univoca non esiste perché sono molte le variabili da valutare.
Certo se vogliamo inserire sul terrazzo un piccolo albero o un grande arbusto dobbiamo orientarci su vasi profondi almeno 50 cm ma se ci limitiamo ad arbusti e piante erbacee la profondità necessaria si riduce, soprattutto se disponiamo di un buon impianto irriguo.
L’irrigazione assume infatti un’importanza maggiore nei vasi più piccoli in quanto all’interno di questi il terreno tende a seccare più rapidamente (non è infrequente vedere il pane di terra staccarsi dalle pareti del vaso).
I costi
Per quanto riguarda il costo, la forbice è davvero ampia. Non è possibile discriminare nemmeno all’interno dei vasi del medesimo materiale in quanto, per esempio, a parità di volume, si possono trovare contenitori di plastica da pochi euro a molte centinaia.
La differenza di costo è solo in parte imputabile al luogo di produzione o al blasone del produttore: la qualità del materiale, già visibile all’acquisto da parte di un occhio esperto o attento, diventa evidente a chiunque dopo pochi anni di utilizzo.
Anzi, se un vaso di plastica economica è colpito direttamente dai raggi solari può decolorarsi, screpolarsi e diventare molto più fragile anche al termine della prima stagione vegetativa: il risparmio iniziale rischia di essere vanificato dalla necessità di un nuovo acquisto, oltra al fatto che si arrecherà disturbo alle piante già a dimora che dovranno essere rinvasate.
Se vogliamo risparmiare sul costo di acquisto o se desideriamo mettere alla prova le nostre capacità di bricolage possiamo adattare le cassette in legno o plastica della frutta (avendo cura di foderarle con un telo) per mettere a dimora piante di dimensioni limitate.
In alternativa si possono utilizzare sacchi robusti, per esempio in juta, eventualmente risvoltati sino all’altezza desiderata: una volta riempiti di terra possono ospitare arbusti di medie dimensioni.
Caratteristiche
Che si scelga un vaso di design, magari realizzato su commissione, o ci si ingegni per l’autocostruzione di un pezzo unico con materiali di riciclo, è fondamentale assicurarsi della presenza di adeguati fori di drenaggio. L’eccesso di acqua è forse una delle più frequenti cause di insuccesso nelle coltivazioni in contenitore.
I ristagni idrici, se prolungati, portano ad anossia radicale e alla successiva morte dei tessuti con la conseguenza che le radici non sono più in grado di assorbire acqua: paradossalmente le piante mostrano segni di “disseccamento” pur avendo le radici immerse nell’acqua.
Di solito la tentazione, dati i sintomi, è quella di aumentare l’irrigazione per far riprendere la pianta con il risultato di peggiorare le cose e accelerare il deperimento del vegetale. I fori di drenaggio, sul fondo dei vasi, servono proprio per evitare questo genere di inconvenienti.
Affinché siano efficaci, però, devono essere in quantità sufficiente e, soprattutto, non devono essere ostruiti da accumuli di terriccio: per ovviare a queste difficoltà si può inserire un tessuto non tessuto con funzione di “filtro” per evitare che le particelle terrose si accumulino alla base del vaso.
Per lo stesso motivo occorre controllare periodicamente lo stato degli eventuali sottovasi: se sono costantemente colmi di acqua significa che il terreno all’interno del contenitore ne è intriso ed è quindi indispensabile regolare l’irrigazione o limitare gli adacquamenti manuali.
La forma
Vale la pena menzionare un ultimo elemento di scelta: la forma. I designer, alla continua ricerca di linee capaci di stupirci, talvolta dimenticano il lato pratico.
Può succedere, infatti, di trovare in vendita vasi molto slanciati, caratterizzati da una notevole altezza e da una base di appoggio davvero ridotta: se utilizzati per arbusti di dimensioni importanti, basta un gatto vivace o una folata di vento per trasformare un tiepido pomeriggio di relax in pulizie di primavera fuori programma.