Le allergie ai pollini sono disturbi stagionali molto diffusi legati al periodo di fioritura cui la pianta appartiene. In particolare, dalla tarda primavera fino a settembre, l'allergia alle graminacee è la più comune, dal momento che colpisce circa il 15% degli italiani.
La reazione allergica è scatenata dalle proteine di cui sono rivestiti i pollini delle piante, le quali, a contatto con le vie aeree, attivano un’anomala risposta del sistema immunitario che le identifica come pericolose e libera istamina, provocando un’infiammazione.
Come molti di noi sanno bene, i sintomi dell’allergia sono fastidiosi e spesso vengono confusi con quelli del raffreddore.
I sintomi delle allergie ai pollini
L’allergia stagionale, tuttavia, non comporta febbre o muco, può protrarsi per diversi mesi all’anno e, anche se spesso compare per la prima volta durante l’infanzia, può manifestarsi in qualsiasi momento, anche se non se n’è mai sofferto prima.
È riconoscibile poiché generalmente naso, occhi e gola si irritano appena si è esposti ai pollini.
Gli esami consigliati per una corretta diagnosi
L’allergologo è la figura cui rivolgersi in caso si sospetti un’allergia ai pollini.
Per confermare la diagnosi gli esami più diffusi sono i test allergologici cutanei (prick test) e gli esami del sangue per individuare l’eventuale presenza di anticorpi specifici e capire così quali sono le sostanze responsabili della risposta del sistema immunitario.
Il trattamento per l’allergia alle graminacee e ad altri pollini prevede solitamente la prescrizione di antistaminici e corticosteroidi, individuati dal medico.
In alcuni casi si ricorre all’immunoterapia o desensibilizzazione, per ridurre la reazione allergica ad un determinato polline, limitandone i fastidiosi sintomi.
Tali trattamenti prevedono la somministrazione sublinguale dell’estratto pollinico per alcuni anni, a dosi crescenti.
Sindrome orale allergica e cross-reazioni
Alcuni individui che soffrono di allergie ai pollini (circa 1 su 3) possono manifestare anche delle cross-reazioni, tra le proteine dei pollini cui si è allergici e quelle di alcuni alimenti.
Questo provoca quella che viene definita sindrome orale allergica, che si manifesta attraverso sintomi respiratori, orali, come bruciore alla bocca o alla lingua, e anche gastrointestinali, fino a conseguenze più gravi come shock anafilattico.
È utile specificare che le proteine degli alimenti che possono scatenare cross-reazioni, sono termolabili, per cui vengono rese inattive attraverso la cottura.
Tra i cibi più a rischio si trovano soprattutto verdura e frutta crude come mela, pera, pesca, albicocca, ciliegie, kiwi, prugna, noci, arachidi, pomodoro e sedano. |
In caso di allergia ai pollini o se si sospetta una cross-reazione, è sempre importante rivolgersi al proprio medico di fiducia e a un allergologo che sapranno fare una diagnosi accurata e individuare la terapia più adatta.
N.B. Le informazioni contenute nell’articolo sono di carattere generale e non sostituiscono in alcun caso le indicazioni del proprio medico.