Il rilevatore di stanchezza è un segnale acustico abbinato a un pittogramma (o a una scritta) che compare sul display del cruscotto, invitando a fermarsi per una pausa. è soltanto un suggerimento, sia chiaro. Ce ne sono di 2 tipi: il primo si può definire “a tempo” e funziona in base alla durata del viaggio. Il computer di bordo inizia a misurarlo nel momento in cui si accende il motore calcolandolo fintanto che questo non viene spento. Il dato è utile per calcolare la velocità media di percorrenza ma viene utilizzato anche dal sistema di rilevazione stanchezza il quale, a intervalli regolari (solitamente ogni 90 o 120 minuti), emette il segnale acustico. Ben più complesso (quindi più costoso) risulta il rilevatore di stanchezza “reale”. Si basa su vari sensori che monitorano costantemente il volto del guidatore, analizzando il battito delle palpebre, le eventuali smorfie del viso interpretandole come possibili sbadigli, i cambi improvvisi nella direzione senza che venga inserita la segnalazione luminosa. Sulla base di questi segnali, che sono in realtà dei sintomi, il sistema capta lo stato della persona, interpretando i segnali ricevuti e valutandone il grado di stanchezza. Le vetture più evolute, oltre ai sensori, ora contemplano anche la presenza di una telecamera interna che rileva i movimenti della testa del guidatore e delle pupille, interpretando sia la direzione dello sguardo sia l’inclinazione del capo.
Redazione Ratio Famiglia
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