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Un’arma vincente per combattere ansia e depressione

“In pratica, noi speriamo che ogni struttura psichiatrica possa includere delle terapie integrate, l'esercizio fisico in particolare, come principale risorsa per la cura dei loro pazienti, al fine di garantire la loro massima espressione di benessere psico-fisico” (Tratto dallo studio di David Tomasi et all “Positive Patient Response to a Structured Exercise program delivered in Inpatient Psychiatry”).


La situazione attuale
Tra i molteplici disturbi psichiatrici, la depressione è il disturbo mentale più diffuso in Italia e nel Mondo tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima
che i disturbi depressivi colpiscono oltre 300 milioni di persone nel mondo. La depressione rappresenta il 4,3% del carico globale di malattia ed è una delle principali cause di disabilità a livello mondiale, soprattutto nelle donne. Anche in Italia, nonostante sia uno tra i Paesi Europei meno depressi, la situazione è allarmante: secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica-European Health Interview Survey-EHIS, 2,8 milioni di Italiani quindi il 5,6% della popolazione di età superiore ai 15 anni presenta sintomi depressivi e tra questi 1,3 milioni presentano sintomi depressivi gravi (come il disturbo depressivo maggiore).
I tassi di depressione sono più frequenti nelle donne e, soprattutto, negli anziani. Infatti, dai dati pubblicati dal Ministero della Salute emerge che le donne presentano un disturbo depressivo quasi doppio di quello degli uomini (9,1% donne vs 4,8% uomini), che aumenta al crescere dell’età. I livelli di depressione salgono infatti al 19,5% per quanto riguarda i soggetti ultra 75 enni e sono fortemente correlati ad altre malattie croniche come la demenza e l’Alzheimer.

Il peggioramento causato dal Covid-19
L’emergenza pandemica in cui ci troviamo non ha fatto altro che aggravare la situazione anche per i soggetti più giovani. La preoccupazione nei confronti di questo virus ignoto, la crisi economica e l’isolamento sociale hanno portato all’aumento dei livelli di ansia, depressione e sintomi legati allo stress, non solo nei soggetti anziani e nelle donne ma anche nei bambini e nei ragazzi, forse quelli maggiormente privati di qualsiasi contatto sociale (scuola, sport, gioco con i propri coetanei, ecc.) nel corso di questa emergenza sanitaria.

I sintomi della depressione
I soggetti depressi si sentono spesso tristi, infelici e insoddisfatti della propria vita. Hanno una scarsa autostima e si considerano inadeguati o in colpa per qualsiasi cosa. Il sintomo cardine della depressione è la fatica cronica e la sensazione di non avere forza ed energia; sono persone spesso inattive e che non mostrano interesse o piacere in nessuna attività. Nella maggior parte dei casi, sono soggetti particolarmente ansiosi e questo impedisce loro di rilassarsi e di dormire serenamente. Nei casi estremi questa situazione può anche portare a una delle sue manifestazioni più gravi, ossia il suicidio.

L’impatto della depressione sulla qualità della vita e sul sistema socio-sanitario
La depressione contribuisce a determinare una minore qualità di vita e rappresenta, quindi, un grave problema sociale, in quanto è una condizione che si riflette sulle attività quotidiane e lavorative con evidenti cali di concentrazione, minore resa nelle proprie mansioni lavorative e di conseguenza maggiori giorni di assenza dal lavoro.
 
Questa situazione ha un forte impatto anche sulla spesa sanitaria pubblica: secondo le stime pubblicate dal Ministero della Salute, la spesa sostenuta per l’assistenza sanitaria territoriale psichiatrica ammonta a € 3,6 miliardi, pari al 3,2% della spesa sanitaria pubblica.

Capiamo come sia necessario non sottovalutare questa patologia molto diffusa, che deve essere trattata come una qualsiasi altra malattia, in termini di trattamento e prevenzione, per permettere a queste persone di ritornare a prendere in mano la propria vita con autostima, fiducia e consapevolezza.
Gli esperti evidenziano come, oltre alle attività di cura e di assistenza, sia necessario affrontare il problema in una maniera più integrata e che vada oltre la semplice cura farmacologica. È opportuno investire nella prevenzione primaria di questi disturbi attraverso un percorso multidisciplinare che affronti il problema alla base e che sia focalizzato sulla stretta connessione mente-corpo, per esempio attraverso progetti finalizzati a incrementare l’attività fisica e ridurre l’isolamento sociale in modo da promuovere un benessere più olistico della persona.

Può l’attività fisica contribuire al nostro benessere mentale?
La risposta è Sì. Dopo tanto tempo e numerosi studi, i ricercatori sono arrivati alla conclusione che un’attività fisica di moderata intensità, affiancata alla terapia farmacologica e comportamentale, rappresenta un potente aiuto per queste persone, allo scopo di alleviare i sintomi legati alla depressione come rabbia e ansia ed aiutarle ad essere più felici e soddisfatte di loro stesse. Alcune ricerche sembrano, inoltre, dimostrare come una terapia composta dall’associazione tra farmaco e attività fisica risulti molto più efficace in termini di risposta antidepressiva a lungo termine rispetto al solo trattamento farmacologico. Questo perché lo sport, agendo su molteplici aspetti, educa la persona al controllo dei propri sintomi, a conoscere meglio se stessa e il proprio corpo, a capire che si è capaci di superare momenti duri e complessi e quindi aumentare il proprio livello di consapevolezza e autostima.

Che modalità di attività fisica seguire?
Sulla base di quello che abbiamo detto fino ad ora, vediamo come sia fondamentale che il medico raccomandi ai pazienti che presentano disturbi mentali di associare la propria terapia farmacologia ad una terapia fisica (oltre che quella comportamentale), in modo da potenziare gli effetti del trattamento e far sì che i risultati si mantengano nel lungo periodo. Per questi soggetti, oltre al trattamento farmacologico, è consigliabile svolgere:
  • esercizio aerobico di moderata intensità (60%-80% della Fcmax), se possibile anche svolto in piccoli gruppi e della durata di almeno 30 minuti al giorno;
  • rinforzo muscolare, inizialmente a basso carico e progressivamente intensificarlo sulla base dei risultati ottenuti.
Ovviamente è opportuno che i pazienti scelgano la modalità di esercizio fisico che praticano più volentieri (in modo da creare delle “routine di movimento” ben accettate dal soggetto) anche in piccoli gruppi in modo da essere più motivati e possibilmente seguiti da dei professionisti dello sport qualificati che conoscano il problema e che siano in grado quindi di gestire e monitorare al meglio, in collaborazione con il medico, l’andamento della terapia e i risultati ottenuti.
 
“Non temete i momenti difficili. Il meglio viene da lì” (Rita Levi Montalcini)

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Riguardo l'autore

Elisa Pastorio

Elisa Pastorio

Area: Dottore in scienze motorie, allenatrice e preparatrice atletica