Negli ultimi anni assistiamo al susseguirsi di campagne informative da parte del Ministero della Salute per la prevenzione dell'obesità e del sovrappeso in età infantile ma anche adolescenziale. In effetti a sentire il parere dei pediatri e dei nutrizionisti siamo di fronte ad una vera e propria epidemia che coinvolge soprattutto i bambini e gli adolescenti del mondo occidentale.
Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità da diversi anni pone la sua attenzione su queste problematiche poiché ritiene l'eccesso ponderale delle fasce più giovani di età un vero campanello d'allarme per la salute pubblica, ma anche e soprattutto per la sostenibilità della spesa sanitaria.
Cerchiamo dunque di comprendere quali sono le ragioni alla base della diffusione di questo fenomeno e quali sono le strategie che genitori, ma anche educatori ed insegnanti, possono mettere in atto per contrastarne l'ulteriore aumento.
Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità da diversi anni pone la sua attenzione su queste problematiche poiché ritiene l'eccesso ponderale delle fasce più giovani di età un vero campanello d'allarme per la salute pubblica, ma anche e soprattutto per la sostenibilità della spesa sanitaria.
Cerchiamo dunque di comprendere quali sono le ragioni alla base della diffusione di questo fenomeno e quali sono le strategie che genitori, ma anche educatori ed insegnanti, possono mettere in atto per contrastarne l'ulteriore aumento.
Eccesso ponderale
Innanzitutto quando si parla di eccesso ponderale durante l’età dello sviluppo si fa riferimento ad un’alterazione corporea ed organica che nella sua forma più semplice non altera le funzioni vitali ne causa dolore o altro, ma nel caso in cui l’eccessivo aumento di peso venga sottovalutato potrebbe causare l’insorgenza di ulteriori condizioni patologiche che talvolta si accompagnano a disturbi psicologici.
I ragazzi in sovrappeso vengono spesso derisi ed isolati dai loro coetanei per il loro aspetto fisico, il che li conduce ad una scarsa qualità della vita insieme ad una diminuzione dell’autostima. Per queste motivazioni si ritiene più corretto, anche da un punto di vista professionale, utilizzare la parola sovrappeso.
È ormai noto che la presenza in famiglia di un eccesso ponderale (anche solo in uno dei due genitori) è un fattore che influisce sulla comparsa del sovrappeso nel bambino. È altrettanto vero però che la predisposizione genetica da sola non può essere responsabile dell’epidemia di sovrappeso a cui stiamo assistendo, piuttosto un’analisi più attenta chiama in causa diversi fattori che si sono radicati negli ultimi cinquant’anni: ambientali, culturali, socio-economici e fisici. Dunque non mancano le possibili ipotesi a supporto del perché della diffusione del fenomeno del sovrappeso infantile, anzi al contrario è proprio la presenza di più cause che rende ancor più complicata la sua gestione specie quando bisogna programmare degli interventi prioritari.
Cattive abitudini
Innanzitutto negli ultimi anni profonde modificazioni sociali hanno contribuito a variare notevolmente le abitudini alimentari delle persone. Oggi è più facile accedere al cibo, soprattutto se ad alta densità energetica e dallo scarso potere saziante.
Il consumo di questi alimenti di bassa qualità ha un ulteriore svantaggio ovvero quello di causare notevoli variazioni della risposta glucidica che altrettanto rapidamente ci indurrà ad una nuova occasione di consumo. Contestualmente assistiamo ad un decremento del numero di ore della giornata impiegate dal bambino in attività fisica o in qualsiasi altra attività ludica che lo porterebbero ad aumentare la sua spesa energetica ed aumentano di pari passo le ore trascorse davanti la televisione, e in queste occasioni si moltiplicano le possibilità di consumo di cibi ad alta palatabilità e per di più fuori pasto (snack dolci o salati, bevande zuccherate, ecc.).
A tale proposito è importante sottolineare il peso della pubblicità e delle strategie di marketing dell’industria alimentare nel determinare le scelte dei bambini in fatto di cibo. Basti pensare che l’auditel misura le scelte dei telespettatori già a partire dai 3 anni di età e che il caso voglia che proprio a partire dai 3 anni i bambini cominciano a manifestare preferenze alimentari.
L’industria alimentare dunque condiziona il gusto dei bambini e lo fa con metodologia scientifica specifica per l’età del consumatore e con svariate tecniche di vendita come la raccolta punti o i gadget allegati alle confezioni magari proposte in formati maxi o in offerta 3x2. |
Un altro elemento da notare è la variazione della composizione nutrizionale dei pasti consumati dai bambini negli ultimi vent’anni.
In questo periodo infatti è diminuito il consumo di grassi, ma contestualmente è aumentato quello dei carboidrati, con un ulteriore aggravante: è cambiato il tipo di carboidrati scelti per i pasti dei bambini, ovvero oggi prediligiamo gli zuccheri semplici ai carboidrati complessi.
Cosa fare in famiglia
In questo contesto le figure che possono essere d’aiuto ad arginare il problema del sovrappeso infantile sono molte. In prima linea i genitori, non si può imparare se non con l’esempio concreto e tangibile delle figure di riferimento dello sviluppo di un bambino. Non possiamo pensare di elargire costantemente divieti alimentari e poi non applicare questi stessi principi alla nostra spesa, cominciamo ad esempio con l’evitare di portare a tavola bevande zuccherate.
Già con l’arrivo dello svezzamento il compito dei genitori è quello di allenare il più possibile il palato del bambino offrendo cibi sani e ben assortiti essendo consapevoli che, andando avanti con l’età, il bambino potrebbe rispondere con dei rifiuti.
Questo atteggiamento non deve spaventare, anzi bisogna continuare a proporre saltuariamente lo stesso cibo (almeno fino a 10 volte) al bambino senza intercorrere in contrasti esacerbati. Infatti il controllo eccessivo dei genitori sull’alimentazione impedisce al bambino di riconoscere il senso della fame e della sazietà. Tra le raccomandazioni della Organizzazione Mondiale della Sanità, per limitare il dilagare del sovrappeso infantile, vi è quella di favorire il consumo di frutta e verdura, purtroppo però la maggior parte dei bambini ne consuma molto poca e di malvoglia.
Che fare dunque? Anche in questo caso vale la regola di continuare a proporgli qualcosa che aveva precedentemente rifiutato; inoltre, è buona norma cominciare ad offrirgli verdure semplici da mangiare come carote, piselli, pomodori, fagiolini e spinaci evitando di affollare troppo il loro piatto con delle verdure bollite. Ci sono tanti tipi di frutta e verdura: un’idea interessante potrebbe essere proprio quella di farglieli conoscere portandoli al mercato e permettendo loro di scegliere autonomamente ciò che più incuriosisce. Ai bambini piace mangiare quello che hanno cucinato, quindi coinvolgerli durante la preparazione del pasto può essere una buona occasione per indurli ad assaggiare cibi nuovi.
A scuola
Buona parte della giornata di un bambino si svolge a scuola, ragion per cui anche in questo contesto devono essere applicate le regole della sana alimentazione e del benessere fisico.
Le scuole che offrono la possibilità di consumare il pranzo devono studiare attentamente i menu settimanali proposti, affidandosi alla consulenza di professionisti della nutrizione al fine di coniugare nel piatto dei bambini il giusto equilibrio nutrizionale con la necessità di invogliare i bambini a consumare il pasto.
Insegnanti ed educatori devono far in modo di favorire la conoscenza dei principi del mangiar sano e del piacere di fare attività fisica sia essa agonistica o legata al piacere del gioco. |
Intervenire su più livelli per arginare il problema dell’obesità infantile sembra essere dunque la chiave per raggiungere l’obiettivo.
Migliorare oggi la salute delle giovani generazioni impedirà che i cittadini di domani siano affetti da patologie croniche che potrebbero determinare a loro volta una mancata crescita economica.