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L’esercizio fisico come alleato contro la degenerazione artrostica



Epidemiologia
L’artrosi è la malattia articolare più frequente e rappresenta la maggiore causa di disabilità nella popolazione anziana. Colpisce infatti 1 individuo su 3 al di sopra dei 65 anni, con una maggiore prevalenza nelle donne rispetto agli uomini. Si stima infatti che nei Paesi sviluppati il 20-30% della popolazione presenti questa patologia. Si tratta purtroppo di un trend in continua crescita in relazione all’invecchiamento e all’aumento dei fattori di rischio come l’obesità, i traumi articolari e la sedentarietà.

La patologia
L’artrosi è per definizione una malattia degenerativa delle articolazioni, caratterizzata da progressive alterazioni della cartilagine articolare, determinate da uno squilibrio nel rapporto di sintesi e degradazione della stessa. La cartilagine si identifica nel tessuto connettivo che riveste esternamente le ossa che prendono parte alle articolazioni e ha il compito fondamentale di assicurare il corretto scorrimento dei capi articolari durante i movimenti e di fungere da cuscinetto ammortizzatore durante le sollecitazioni meccaniche. Il suo ruolo è quindi fondamentale per la corretta biomeccanica e fluidità dei movimenti e una sua degenerazione può risultare quindi molto invalidante. Purtroppo, questa malattia non riguarda solamente la cartilagine ma colpisce anche gli altri elementi articolari comportando una deformazione dell’osso subcondrale con la comparsa di sporgenze ossee, infiammazione della membrana sinoviale e debolezza della muscolatura che circonda l’articolazione. Si tratta inoltre di una patologia che riguarda soprattutto le articolazioni costantemente sottoposte a carico e stress meccanico come le ginocchia, le anche, le caviglie e la colonna vertebrale.

Evoluzione della patologia e sintomi
A causa dell’assenza di terminazioni nervose e vasi sanguigni, i primi stadi della malattia sono spesso asintomatici. Al contrario, la presenza di dolore, rigidità articolare e spesso anche gonfiore si manifesta negli stadi più avanzati della malattia, quando l’usura della cartilagine è talmente accentuata che provoca uno sfregamento dei 2 capi ossei dell’articolazione, determinando quindi infiammazione, dolore e gonfiore.

principali sintomi

Fattori di rischio
L’artrosi, in quanto patologia degenerativa, compare solitamente in età avanzata ed è causata infatti dall’usura delle articolazioni a cui si viene fisiologicamente incontro nell’età anziana. L’artrosi non è comunque una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento poiché tutti i fattori che compromettono l’equilibrio articolare o modificano le caratteristiche intrinseche della cartilagine possono essere considerati fattori di rischio dell’artrosi. In particolare, l’obesità e il sovrappeso occupano i primi posti in classifica sia per un meccanismo di eccessivo sovraccarico articolare sia perché l’obesità è associata ad alterazioni metaboliche che possono compromettere l’equilibrio articolare. Oltre a ciò, anche infortuni a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, soprattutto se non seguiti da un’adeguata riabilitazione, possono alterare la biomeccanica del gesto e contribuire quindi allo sviluppo di danno articolare. In letteratura sono infatti presenti numerosi studi che correlano lesioni meniscali o legamentose del ginocchio con l’insorgenza precoce di gonartrosi. Non per ultimi, anche la predisposizione genetica e alcune patologie metaboliche e infiammatorie possono contribuire allo sviluppo di questa patologia.

Diagnosi
La diagnosi dell’artrosi è sia clinica che strumentale. A livello clinico è possibile apprezzare una riduzione del ROM articolare e uno scarso tono muscolare. A livello strumentale, la radiografia è in grado di far emergere altri segni tipici dell’artrosi come la riduzione dell’interlinea articolare, la sclerosi dell’osso subcondrale, la presenza di cavità cistiche piene di liquido infiammatorio e la deformità dei capi articolari.

Terapia
Come nella maggior parte delle malattie, anche la terapia dell’artrosi dipende dal grado di evoluzione della patologia. Solitamente, nei primi stadi, il programma terapeutico comprende la combinazione di terapie fisiche (esercizi adattati di rinforzo muscolare e terapie fisiche come la termoterapia) e di terapie farmacologiche (paracetamolo, FANS, infiltrazioni) allo scopo di ridurre l’infiammazione e alleviare la sintomatologia dolorosa. La soluzione chirurgica, che solitamente consiste nella sostituzione protesica dell’articolazione, viene proposta solamente negli stadi più gravi della patologia.

L’attività fisica come trattamento di prima linea per l’artrosi
Come suggerito dalla Arthritis Foundation, l’esercizio fisico è considerato il metodo non farmacologico più effettivo per ridurre il dolore e migliorare il movimento nei soggetti con artrosi. Abbiamo visto come questa patologia sia prettamente dovuta all’invecchiamento ma anche fattori come l’obesità, l’infiammazione cronica e soprattutto uno stile di vita sedentario incidono notevolmente sull’evoluzione della stessa. Infatti, è stato dimostrato in letteratura come sussista una relazione dose-risposta tra il livello di sedentarietà e la severità dei sintomi dell’osteoartrosi. L’attività fisica agisce nel senso opposto promuovendo il calo ponderale e il mantenimento del peso, riducendo i livelli di infiammazione basali. Inoltre, il costante stress meccanico, come quello ottenuto da una moderata e vigorosa attività fisica adattata, si è dimostrato molto efficacie nel mantenimento della cartilagine articolare e della massa muscolare. Le cellule della cartilagine, definite appunto condrociti, fungono infatti da “sensori meccanici” e quando sollecitati cominciano a sintetizzare nuova matrice extracellulare, stimolando quindi la rigenerazione cartilaginea. Ovviamente non tutti i tipi di esercizio causano le stesse risposte biologiche, è stato infatti dimostrato che se questo stress è eccessivo può attivare il meccanismo opposto, ossia quello di indurre morte cellulare. Di conseguenza l’esercizio fisico proposto deve essere sempre adattato alla tipologia di paziente e al grado di artrosi che presenta. Per questo motivo è importante seguire le indicazioni del medico ed essere supervisionati da personale specializzato, ossia dal chinesiologo, durante le attività indicate.

Le linee guida internazionali per l’attività fisica adattata nell’artrosi
Le linee guida internazionali come l’American College of Rheumatology e la Osteoarthritis Research Society International propongono delle misure non farmacologiche di prevenzione e trattamento per l’artrosi, includendo tra i trattamenti di prima linea l’attività fisica. Queste raccomandazioni comprendono sia attività aerobiche sulla terraferma oppure in ambiente acquatico come la bici, il nuoto o la camminata associate ad attività di rinforzo muscolare, di controllo motorio e di mobilità articolare. La strategia vincente sembrerebbe quella di combinare intelligentemente tutte queste attività, preferendo la modalità di esercizio prediletta dal paziente, in modo da aumentare la sua aderenza quotidiana all’esercizio. Non esiste un consenso univoco sulla frequenza e la dose di esercizio, ma come i farmaci, deve essere strettamente adattata alle necessità del paziente. In generale è possibile fare riferimento alle linee guida sui livelli di attività fisica dettati dall’OMS, che prevedono un’attività aerobica di moderata intensità dai 150 ai 300 minuti a settimana oppure di attività vigorosa dai 75 ai 150 minuti, prediligendo attività a basso impatto come per esempio la bici, la camminata o il nuoto e suddividendoli in attività giornaliere di almeno 30 minuti. Accanto all’attività aerobica è fondamentale associare anche attività di rinforzo muscolare soprattutto del core e della muscolatura periarticolare, allo scopo di aumentare la stabilità e la forza muscolare e ridurre di conseguenza lo stress meccanico a livello articolare. In associazione a ciò, anche esercizi di mobilità articolare e stretching, se eseguiti quotidianamente, contribuiscono a aumentare il ROM articolare e ridurre la rigidità articolare.
 
Non per l’ultimo, l’esercizio fisico ha un effetto molto importante anche sul tono dell’umore e sulla fiducia e sicurezza di questi pazienti. Il rilascio di endorfine in seguito all’esercizio contribuisce ad alleviare la sintomatologia dolorosa e ad essere più felici, oltre che indurre più sicurezza e consapevolezza delle proprie capacità nell’individuo.

Riguardo l'autore

Elisa Pastorio

Elisa Pastorio

Area: Dottore in scienze motorie, allenatrice e preparatrice atletica