Quando abbiamo sonno, è la percezione della sonnolenza che ci spinge verso il letto; se abbiamo fame, sono invece i crampi allo stomaco che ci muovono verso il frigo: il bisogno di soddisfare uno stimolo ci spinge ad attuare certi comportamenti. Il comune denominatore di questi comportamenti è la realizzazione del desiderio: in termini neuronali, questo si traduce nell’attivazione dei cosiddetti circuiti della ricompensa, responsabili del senso di gratificazione che segue l’attuazione del desiderio. Esattamente come il sonno e la fame, anche la solitudine può spingerci al desiderio di interazioni sociali con altre persone.
I ricercatori hanno valutato le risposte comportamentali e neuronali di alcuni soggetti dopo 10 ore di completa astinenza dal cibo o dalle interazioni sociali. Al termine del digiuno o dell’isolamento, sono state presentate ai volontari delle foto raffiguranti (a seconda del gruppo) cibo o attività sociali. Lo scopo era quello di evocare, attraverso l’utilizzo di stimoli visivi, l’attivazione delle aree cerebrali coinvolte nelle due forme di desiderio e di misurarne l’attività attraverso l’utilizzo della risonanza magnetica funzionale.
La ricerca ha dimostrato non solo che l’isolamento causa un desiderio di socialità simile, dal punto di vista dell’attività cerebrale, al modo in cui il digiuno causa la fame, ma anche che questi due desideri condividono in parte le stesse aree neuronali, soprattutto quelle coinvolte nei circuiti della ricompensa.