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Il lupo e l’orso

Biologia, ecologia e convivenza

Secondo un test effettuato su cittadini europei, gli animali dei quali abbiamo più paura sono i ragni, seguiti da serpenti, sanguisughe, scarafaggi, pipistrelli, ratti e squali. Ma quanti di noi hanno mai avuto un incontro ravvicinato con sanguisughe o squali? La maggior parte dei ragni e dei serpenti in Europa è innocua o non mortale. Negli ultimi 10 anni in Italia sono morte meno di 10 persone per il morso di una vipera mentre nel solo 2022 le vittime degli incidenti stradali ammontano a 3.159. Eppure, usiamo le auto tutti i giorni senza averne paura. Il fatto è che molte fobie legate agli animali non sono dovute ad una concreta pericolosità ma ad un pregiudizio radicato nella società che ingigantisce e generalizza le reali caratteristiche di alcune specie, che in verità non sono affatto così terribili.


Le differenze biologiche
Vittime di un simile ingiusto condizionamento sono anche due carismatici animali che si stanno faticosamente riappropriando dei territori italiani, il lupo (ritornato spontaneamente) e l’orso bruno (sostenuto da reintroduzioni). Nonostante vengano spesso associati, le loro caratteristiche biologiche ed etologiche sono molto diverse. Il lupo è un carnivoro poiché la sua dieta è costituita principalmente da ungulati e da animali più piccoli (caprioli, cervi, lepri, ecc.), e vive in branchi, gruppi famigliari composti da un minimo di 2 (la coppia riproduttiva fedele a vita) fino a un massimo di 10 individui. L’orso bruno è esattamente l’opposto: a dispetto della dentatura e degli artigli, il 75% circa della sua alimentazione è vegetariana, spaziando da erba e piccole erbacee a frutti anche secchi (noci, faggiole, ghiande), bulbi, tuberi e funghi, a cui si aggiungono gli insetti (coleotteri, formiche); la carne (principalmente animali predati da altri carnivori) è relegata ad un piccolo 6%! Vive sostanzialmente in solitudine ad eccezione del momento riproduttivo e della fase di crescita della prole per le femmine, che tengono i piccoli con sé per 2-3 anni. 
 
Molto simile (solo leggermente più piccolo) è l’orso bruno marsicano, che vive unicamente nell’Italia centrale e in nessun altro luogo al mondo (è un endemismo).

Il rapporto con l’uomo
Un aspetto comune a lupi ed orsi però c’è: temono l’uomo e non potrebbero mai considerarlo una propria preda (soprattutto il “vegetariano” orso). L’ultima aggressione letale in Italia ad opera di un lupo è avvenuta addirittura nel 1825; una media un po’ più bassa delle auto, giusto? Agli occhi della nostra specie questi due animali sono sempre apparsi, anche a causa di una scarsa conoscenza della loro biologia, solo come dei competitori per le risorse alimentari (selvaggina) e dei predatori del bestiame e questo ha alimentato ingiusti pregiudizi che hanno dato vita ad una vera e propria persecuzione attuata tra l’Ottocento e il Novecento. La conseguenza è stata la scomparsa quasi totale dalla nostra penisola delle specie: negli anni ’70 i lupi hanno toccato il minimo storico con solo un centinaio di esemplari sopravvissuti sparsi in vari nuclei che hanno imparato a tenersi ben lontano dall’uomo e dalle sue attività. Eliminare i grandi carnivori ha però rappresentato paradossalmente un problema piuttosto che un vantaggio, causando un boom demografico delle loro prede, soprattutto gli ungulati, che sono diventate troppe rispetto allo spazio e alle risorse alimentari a disposizione e hanno iniziato ad incidere negativamente sulla capacità rigenerativa del bosco.
 
È per l’insostituibile ruolo ecologico di regolatori delle popolazioni delle prede (ad esempio contenere l’espansione di cinghiali e nutrie) e, di conseguenza, di mantenimento del benessere degli ecosistemi che lupo e orso vanno quindi protetti e sostenuti attraverso apposite misure di tutela sul territorio e a livello legislativo.

Il loro recente e legittimo ritorno nei territori italiani (sostenuto dall’abbandono delle aree rurali e montane da parte dell’uomo e dalla disponibilità di risorse) dovrebbe quindi essere apprezzato e non risvegliare, come purtroppo spesso avviene, quell’anacronistica e ingiustificata fobia culturale che ha portato in passato alla loro cacciata.

Conoscere per convivere
La strada da percorre è quella della convivenza pacifica fondata sulla conoscenza di questi animali e sull’attuazione di semplici ma efficaci strategie. Sia il lupo che l’orso hanno abitudini crepuscolari e notturne e sono dotati di un olfatto estremamente sviluppato, che permette di percepire l’uomo a distanza di 2-3 Km e di dileguarsi rapidamente: la possibilità di incontro, quindi, è molto remota. Nel raro caso ci si trovasse davanti ad un lupo o un orso bisogna non farsi prendere dal panico, stare fermi e parlare a voce alta per farlo allontanare, consapevoli che non è affatto nel suo interesse aggredirci. Spesso, infatti, comportamenti che vengono letti come minacciosi non lo sono affatto: l’orso che si alza sulle zampe posteriori non ha intenzione di attaccare ma sta cercando di vedere (la sua vista non è eccezionale) e odorare meglio chi ha davanti. 
 
Purtroppo, in molti casi le persone si avvicinano per cercare di colpire l’animale, gli lanciano sassi, lo inseguono a piedi o in auto, provocando una legittima azione di difesa.

Nelle zone di convivenza dovrebbe poi essere seguita una regola fondamentale: non incoraggiare individui confidenti. Se un animale selvatico trova fonti di cibo continue e concentrate evidentemente ne sarà attratto e le preferirà al faticoso reperimento attraverso la caccia e la raccolta. Per questo, sarebbe importante recintare le proprietà con alberi da frutto e progettare un’adeguata gestione dei rifiuti, introducendo ad esempio dei cassonetti anti-orso che rendono inaccessibili gli scarti di cibo all’animale. Ogni cittadino dovrebbe poi evitare di abbandonare resti di alimenti nei parchi pubblici così come è assolutamente sbagliato lasciare cibo allo scopo di attirare o aiutare i selvatici, perfettamente in grado di alimentarsi in autonomia all’interno del proprio habitat. 

La condivisione del territorio
I giovani maschi di orso totalmente indipendenti dalla madre vanno incontro ad una fase di dispersione, allontanandosi per centinaia di chilometri dal luogo di nascita e l’home range (l’area abitata da un solo individuo) di un orso adulto è di centinaia di Km2. I giovani lupi che si allontanano dal branco d’origine per trovare una zona dove fondarne uno proprio riescono ad effettuare spostamenti complessivi addirittura di 1.000 Km, come ha dimostrato Slavc, maschio nato in Slovenia che ha raggiunto i monti Lessini prima di fermarsi e mettere su famiglia. Biologicamente, questo serve per evitare che troppi individui siano concentrati in una zona ristretta, rischiando di non trovare sufficienti risorse alimentari, e che gli accoppiamenti avvengano tra esemplari imparentati. Questo spiega perchè i selvatici escano dai boschi e si imbattano in strade e aree urbane e crea il problema che questi animali necessitano di grandi spazi in cui muoversi, che un Paese antropizzato come l’Italia fatica a concedere: strade, autostrade, impianti sciistici, espansione in periferia dei nuclei abitati, aumento della rete sentieristica rappresentano barriere poste all’interno delle aree di vita degli animali, che tentano di superarle rischiando di venire investiti o avvistati dagli uomini e considerati quindi un pericolo. 
 
Bisognerebbe creare dei corridoi ecologici cioè delle “strade” naturali, ricche di vegetazione e risorse, percorribili dai selvatici per consentire loro di spostarsi senza doversi avvicinare troppo all’uomo e alle sue attività.

Cani e bestiame
Non ultimo, c’è il problema delle predazioni al bestiame e degli attacchi ai cani. C’è una soluzione? Bisognerebbe tenere al guinzaglio il proprio cane durante le passeggiate (a tutela sua e dei piccoli animali che potrebbero da lui essere disturbati come lepri, uccelli, marmotte…) e non lasciarlo in giardino o addirittura libero di vagare durante la notte. Si eviterebbe così anche di far nascere ibridi, figli di domestici e di lupi, che con il loro comportamento tra il selvatico e il confidente rappresentano davvero degli individui di difficile gestione. Per quanto riguarda il bestiame, ottimi deterrenti che abbatteranno i tentativi di avvicinamento dei lupi sono di non lasciarlo incustodito, consentirgli di difendersi (senza bloccarlo in stretti box come avviene negli allevamenti di bovini in pianura) e lasciare dei cani da pastore. Bisogna sostanzialmente recuperare le scelte di gestione del passato, abbandonate nel tempo proprio perché l’assenza dei predatori le aveva rese inutili. Ci si deve semplicemente riabituare alla presenza di lupi e orsi, considerando le loro reali caratteristiche senza lasciarsi condizionare dall’assurdo clima d’odio culturale. E sperare che in futuro tutti ad un ben augurale “in bocca al lupo” rispondano finalmente “viva” e non “crepi”.

 

Riguardo l'autore

Valentina Vitali

Valentina Vitali

Area: Ambiente e natura