Una notizia della quale si è parlato molto, anche se non sempre in modo accurato dal punto di vista scientifico, è l’approvazione il 21 giugno scorso, da parte della Food And Drug Administration statunitense, della vendita per consumo umano della carne di pollo coltivata da parte di due specifiche aziende del settore. La carna coltivata, che spesso viene definita erroneamente “sintetica”, è un processo tecnologico basato sullo sviluppo in coltura e in laboratorio di proteine animali che viene studiato e sviluppato da diversi anni e che già in alcune aree, ad esempio Singapore, produce prodotti già commercializzabili e consumati. L’ente federale americano ha approvato la produzione di due società dopo lunghi ed accurati iter di controllo e ispezioni lungo tutta la filiera produttiva e di confezionamento. Al momento, si potrà trovare esclusivamente sul mercato statunitense solo pochissime quantità di prodotto proveniente dalle due società autorizzate, che operano attraverso un modello di business in economie di scala ancora non economicamente convenienti e competitivi. Questi prodotti costeranno più della carne tradizionale da allevamento per probabilmente, si stima, una decina di anni. Anche dal punto di vista della tipologia di offerta alimentare, questi processi sono ancora limitati ed hanno ancora molte complessità progettuali, problemi tecnici da risolvere per abbassare i costi di produzione, difficoltà a raggiungere determinati sapori, consistenze e aspetti esteriori del prodotto finito. Ma nonostante tutto, si guarda all’avvenuta approvazione come ad una data storica per l’inizio di un possibile sviluppo di un mercato e di una modalità alternativi all’allevamento di proteine alimentari per il fabbisogno di una popolazione umana in costante crescita.
Redazione Ratio Famiglia
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