Le malattie cardiovascolari ed epidemiologia
Le malattie cardiovascolari costituiscono un gruppo di patologie che includono sia le malattie ischemiche del cuore, come l’infarto acuto del miocardio e l’angina pectoris, sia le malattie cerebrovascolari, come l’ictus ischemico ed emorragico.
Queste patologie rappresentano oggi la prima causa di morte nel mondo, con una stima di circa 17 milioni di decessi/anno. |
In Italia, sono responsabili del 44% di tutti i decessi e rappresentano ad oggi la prima causa di ricovero ospedaliero (14,5% di tutti i ricoveri). Nello specifico, la cardiopatia ischemica è la prima causa di morte in Italia, responsabile del 28% di tutti i decessi, mentre gli accidenti cerebrovascolari si attestano al terzo posto con il 13%, dopo le neoplasie (dati ISTAT). Nella popolazione generale, il sesso maggiormente colpito si osserva essere quello maschile, almeno fino alla menopausa. Di fatto, durante l’età fertile, l’azione degli ormoni femminili fornisce loro una marcata protezione da queste patologie. Al contrario, dopo la menopausa le donne vengono colpite addirittura più degli uomini da eventi cardiovascolari.
Una tra le maggiori criticità legate all’insorgenza di queste patologie è che si tratta di malattie croniche, ossia che permangono per tutta la vita. Di conseguenza, oltre ad avere un impatto notevole sulla qualità della vita delle persone, comportano dei costi economici considerevoli per l’intera società. Di fatto, il 23,5% della spesa farmaceutica italiana (pari all’1,34 del prodotto interno lordo), è destinata a farmaci per il sistema cardiovascolare (Relazione sullo stato di salute del Paese, 2000).
Capiamo dunque come sia importante investire nella prevenzione di queste patologie e mobilitarsi tempestivamente allo scopo di migliorare la qualità di vita di questi pazienti.
Principali cause e fattori di rischio delle malattie cardiovascolari
Fortunatamente le malattie cardiovascolari sono solo in piccola percentuale causate da fattori di rischio che non possiamo modificare (età, sesso, familiarità). Di fatto, nella maggior parte dei casi, tali malattie sono strettamente determinate da fattori di rischio modificabili, ossia legati a comportamenti e stili di vita scorretti ma potenzialmente reversibili. Questi ultimi sono spesso a loro volta causa di diabete, obesità, ipercolesterolemia ed ipertensione arteriosa.
In particolare, come sottolineato più volte dall’OMS, lo stile di vita sedentario rappresenta uno tra i 5 principali fattori di rischio (che includono ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, fumo ed obesità) legati allo sviluppo di eventi cardiovascolari ed è proprio per questo motivo che le principali organizzazioni nazionali ed internazionali per la cura e la prevenzione del rischio cardiovascolare sollecitano l’adozione di uno stile di vita attivo. Una regolare e pianificata attività fisica affiancata da una sana alimentazione rappresenta infatti uno tra i più potenti ed efficaci strumenti (non farmacologici) di prevenzione primaria per il rischio cardiovascolare.
La prevenzione e le basi del trattamento delle patologie cardiovascolari
Come già accennato precedentemente, accanto a un adeguato trattamento farmacologico, le modifiche dello stile di vita rappresentano le basi del trattamento e soprattutto della prevenzione delle malattie cardiovascolari. I cardiologi, infatti, suggeriscono sempre più spesso ai propri pazienti (inclusi coloro che hanno già subito un infarto o un ictus) di seguire un programma di attività fisica adattata e che rispetti le loro necessità. Come suggerito infatti dalle raccomandazioni emanate dall’Istituto Superiore di Sanità, l’esercizio fisico regolare esercita numerosi effetti favorevoli nel ridurre il rischio cardiovascolare, tra cui:
- promuove la perdita di peso e riduce il rischio di obesità;
- aiuta a tenere sotto controllo i livelli di pressione arteriosa, riducendo il rischio di ipertensione;
- riduce il colesterolo “cattivo” (LDL e totale) e promuove l’aumento del colesterolo “buono” (HDL);
- aumenta la sensibilità insulinica e aiuta a tenere sotto controllo i livelli ematici di glucosio, riducendo il rischio di diabete.
Benefici dell’attività
In letteratura scientifica sono presenti numerosi studi che testimoniano l’importante effetto benefico dell’attività fisica sul rischio cardiovascolare. In particolare, l’esercizio fisico sembra agire principalmente su due fronti:
- miglioramento della capacità aerobica, ossia dell’abilità del corpo di introdurre, trasportare e utilizzare l’ossigeno per compiere le attività quotidiane. Questo traguardo implica una riduzione dell’affaticabilità nel compiere le normali attività giornaliere, soprattutto nei pazienti malati;
- miglioramento della forza e della funzione muscolare, che si traduce in una maggiore indipendenza funzionale e in una migliore qualità di vita.
A supporto di ciò, numerosi studi hanno infatti riportato come il coinvolgimento di pazienti affetti da patologie cardiovascolari in programmi strutturati di attività fisica, abbiano dimostrato un più precoce ritorno alle attività lavorative e notevoli miglioramenti della qualità di vita (maggiore confidenza in se stessi, minore stress ed ansia). È stato inoltre dimostrato come negli stessi pazienti, il rischio di morte si sia ridotto del 20-25%.
Attività fisica consigliata
L’attività fisica consigliata rispecchia le linee guida generali dettate dall’OMS e prevede:
- esercizio aerobico: almeno 150 minuti di esercizio aerobico di moderata intensità alla settimana, meglio se suddivisi in sessioni giornaliere di 30 minuti;
- rinforzo muscolare ed equilibrio: 2 volte alla settimana con alte ripetizioni a basso carico, coinvolgendo i principali distretti muscolari.
Come per le altre patologie, anche in questo caso è importante sottolineare che l’esercizio fisico deve essere sempre adattato alla persona coinvolta, tenendo in considerazione il suo quadro clinico e rispettando le indicazioni fornite dal medico cardiologo di competenza. Inoltre, è necessario educare e coinvolgere costantemente questi pazienti nel programma di esercizio fisico a loro dedicato, in modo che non vivano questa esperienza in maniera passiva, ma che, al contrario, la percepiscano come un vero e proprio trattamento indispensabile per la loro salute. Risulta dunque essenziale monitorare costantemente il loro stato di salute e di fitness in modo da renderli consapevoli dell’evoluzione della patologia e dei risultati raggiunti!