Disturbi alimentari: sono alcuni milioni in Italia (soprattutto giovani e donne) coloro che sono affetti da questa problematica. Non stiamo parlando dell'abbuffata di Natale che poi passa con un paio di giorni a brodini e verdure lesse, ma vere e proprie patologie che, oltre ai diretti interessati, tengono sulle spine anche le relative famiglie. Dunque, un problema serio che può sfociare in crisi o tracolli che necessitano anche l'intervento presso strutture ospedaliere. Da poco il Ministero della Salute, proprio nella consapevolezza che quella legata ai disturbi alimentari è una problematica a sé rispetto alla traumatologia o ad altri interventi d'urgenza che potremmo definire “classici”, ha deciso di istituire un nuovo codice per definire l'ingresso in pronto soccorso di persone affette da seri disturbi legati all'alimentazione.
Codici e urgenze
Si tratta del codice lilla quello che il Ministero ha istituito per definire la problematica della persona che si presenta in ospedale, derivante da disturbi alimentari. Sicuramente la maggior parte delle persone è a conoscenza degli altri codici dell’urgenza per chi transita dal pronto soccorso. Ed è proprio l’operatore della struttura sanitaria che definisce, attraverso il triage, il codice d’ingresso del paziente a seconda della problematica riscontrata al momento: il rosso definisce l’urgenza immediata che non può attendere oltre, il giallo è la media gravità, il bianco identifica un trauma non urgente e soggetto al pagamento del ticket per coloro che non sono esenti. A fianco di questi, poco conosciuto anche il codice azzurro, per i pazienti fino ai 14 anni, gli anziani oltre gli 80 anni e le donne in gravidanza.
Non solo un “colore”
Il codice lilla per accogliere i pazienti interessati da problematiche alimentari è il risultato di un tavolo coordinato dal Ministero della Salute che di fatto prende coscienza di questa realtà tutt’altro che trascurabile. Una consapevolezza che vede purtroppo protagonisti alcuni milioni di pazienti le cui sofferenze ricadono poi automaticamente anche sui familiari. Un codice, dunque, per definire un preciso disturbo che di pari passo mette in atto una serie di meccanismi specifici per stabilire in che modo comportarsi con il paziente. Sostanzialmente l’intervento non si esaurisce con la chiusura della scheda-paziente anche perché la problematica continua anche fuori della struttura ospedaliera. L’importanza del codice lilla sta infatti in quello che avviene dopo.
Un percorso con le famiglie
Il codice lilla è un vero e proprio percorso che, oltre a coinvolgere nello specifico gli operatori sanitari addetti all’accoglienza dei pazienti affetti da disturbi alimentari specifici (anoressia, bulimia, ecc.) in modo che siano preparati nella trattazione dello specifico caso dopo averlo riconosciuto, vede interessati anche i parenti del paziente. Si tratta di “Raccomandazioni” rivolte a entrambe le parti (sanitari-familiari) che hanno a che fare direttamente con il paziente.
Rispetto ad una frattura o ad una crisi cardiaca, quello della nutrizione è un problema molto più complicato da gestire e seguire, proprio perché ha origine da un disagio, dalla psiche nella maggior parte dei casi. Ecco così spiegata l’importanza di interventi mirati precisi per il paziente, sia dal suo ingresso in ospedale che successivamente, indirizzandolo verso strutture specializzate e figure professionali adeguate a trattare la patologia.
Senza fretta
Il codice lilla è una istituzione recente, partita proprio dal vertice ovvero il Ministero della Salute, allarmato per i dati legati a coloro che sono affetti da problematiche nutrizionali.
Essendo un soggetto recente è comprensibile che la partenza sia un po’ in sordina e con alcune lacune, fatto sta che il programma vede già in campo gli addetti ai lavori delle strutture sanitarie periferiche in modo che il codice lilla, che interessa un numero considerevole di persone specialmente giovani, diventi veramente un vero e proprio salvavita.