74 milioni di euro per quest’anno, altrettanti per il 2023 e 139 per il 2024: li mette a disposizione il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per creare boschi urbani e periurbani negli oltre 1.000 Comuni delle 14 città metropolitane italiane. Scopo di questo investimento, contrastare inquinamento, consumo di suolo, cambiamento climatico e perdita della biodiversità. La messa a dimora delle piante inizierà nelle prossime settimane, ma com’era prevedibile è stato molto difficile trovare una quantità così grande di materiale vegetale. Per quest’anno ce la siamo cavata, ma l’anno prossimo chissà.
Infatti, per ottenere un albero (e non una piantina di 50 centimetri che in un parco pubblico urbano non sopravviverebbe al primo sfalcio del prato) servono dai 3 ai 5 anni di cure. E servono anche grandi superfici. Perciò senza una programmazione attenta e coordinata non avremo le piante sufficienti per creare quella distesa di boschi per i quali il PNRR ha stanziato fondi così ingenti.
Non basta che ci sia spazio per ospitare nuove piante: perché un albero prosperi a lungo e compia dunque con efficacia la fotosintesi per immagazzinare una parte del carbonio atmosferico nel legno, devono esserci anche il suolo e il clima adatti, servono risorse economiche e personale per la cura e la sorveglianza delle piantine nei primi anni, inoltre i risultati sono difficili da monitorare e in certi casi, se non pianificati da professionisti del settore (selvicoltori), questi interventi possono perfino penalizzare la biodiversità vegetale e animale esistente. Inoltre, anche piantando tutti gli alberi possibili, la sottrazione di C02 dall’aria non andrebbe oltre il 30% delle nostre attuali emissioni.
Piantiamo pure alberi (e soprattutto fermiamo la deforestazione!), ma facciamolo con professionalità, riducendo contemporaneamente i consumi di energia, petrolio, gas e carbone a favore delle fonti rinnovabili.