Diciamo la verità, quando si entra in un centro giardinaggio di questi tempi è quasi impossibile uscire senza aver acquistato qualche confezione di bulbi a semina autunnale. La stagione di messa a dimora è ormai vicina ed è difficile resistere alla tentazione di accaparrarsi una varietà classica o innovativa di tulipani, narcisi o crochi.
Si tratta di specie che sfruttano le temperature miti del terreno autunnale per sviluppare l’apparato radicale e prepararsi alla fioritura primaverile. Ricordiamoci che, anche se il termometro dovesse scendere ben sotto lo zero, il terreno ha la capacità di conservare qualche grado in più: al riparo di un sottile strato di suolo, infatti, le oscillazioni stagionali della temperatura sono quasi impercettibili. Non lasciamoci scoraggiare da un po’ di brina e lasciamo correre la fantasia per dipingere terrazzi e giardini con pennellate di colori accesi.
L’acquisto
Certo, come ogni altro acquisto, quello dei bulbi deve essere ponderato con attenzione, sia per ottenere un buon risultato ornamentale, sia per evitare di acquistare prodotti di dubbia qualità. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, è bene sincerarsi che i bulbi abbiano un buon turgore e non manifestino la presenza di muffe, nemmeno superficiali. Non è raro, infatti, trovare confezioni un po’ vecchiotte, magari della stagione precedente, oppure che non sono state adeguatamente conservate. Per ovviare a parte di questi inconvenienti è possibile acquistare i bulbi sfusi anche se, in questo caso, potrebbe succedere di ritrovarsi qualche “intruso” nella nostra aiuola a causa di involontari scambi di bulbi, soprattutto nei negozi a libero servizio. Arrivati a casa con i preziosi vegetali, dobbiamo affrettarci a porli a dimora o, per lo meno, a estrarli dalla confezione e conservarli in luogo fresco e asciutto sino a che troveremo il tempo di piantarli.
Le regole per un buon risultato
Dal punto di vista del risultato ornamentale, invece, è bene seguire poche semplici regole. In primo luogo, rispettare i rapporti dimensionali tra le diverse specie e varietà: sullo sfondo dell’aiuola andranno posizionate quelle di maggiore sviluppo (controlliamo sulla confezione), mentre in primo piano andranno poste a dimora quelle più contenute. Inoltre, è bene evitare di mescolare le varietà (i famosi mix spesso venduti dai negozianti) perché il colpo d’occhio complessivo viene meno e perché non si può giocare sulle macchie di colore e sui relativi volumi. Questo accorgimento si può tralasciare – anzi sarebbe controproducente – nel caso in cui volessimo ottenere un aspetto naturalistico: se si dispone di ampi spazi aperti, infatti, si può optare per la messa a dimora disordinata di specie e varietà che si autopropagano: il risultato sarà un piacevole e casuale miscuglio di colori e taglie, simile a quello che si potrebbe riscontrare in natura. Attenzione infine al colore; aspetto spesso sottovalutato, è invece di fondamentale importanza per ottenere risultati interessanti e non banali vuoi per accostamento, vuoi per contrasto: ricordiamoci di considerare l’epoca di fioritura, in quanto se questa non è contemporanea sfumano parte dei benefici voluti.
La messa a dimora
Arrivato il momento giusto (indicativamente ottobre o novembre, comunque prima che il freddo renda difficilmente lavorabile il terreno) e predisposto un piano di piantagione, possiamo passare alla messa a dimora vera e propria. Questa potrà essere anche lievemente scaglionata nel tempo per ottenere una certa scalarità delle fioriture.
Nel caso il terreno fosse molto argilloso o addirittura limoso, è importante arricchirlo con sabbia e sostanza organica di buona qualità in modo da alleggerirne, per quanto possibile, la struttura. Depositare sabbia o terriccio nella sola buca di piantagione può avere risvolti negativi in quanto tale pratica facilita i ristagni idrici proprio in prossimità dei bulbi, favorendo l’insorgere di marcescenze e malattie in genere. Meglio quindi lavorare tutta l’aiuola per una profondità di 10-15 cm in modo da garantire alle piante la continuità strutturale e idraulica che è la base per una coltivazione di successo.
I bulbi devono poi essere interrati a una profondità che dipende dalla dimensione del bulbo stesso e che indicativamente è pari al doppio del suo diametro. Per quanto concerne la distanza tra i bulbi, non esiste una regola univoca da seguire: occorre comunque evitare una piantagione troppo fitta con i bulbi a contatto reciproco, anche in considerazione del fatto che una più ampia spaziatura si riflette in una maggiore sensazione di naturalità.
Ricordiamoci, inoltre, di rispettare la polarità ponendo le radici verso il basso (in effetti non sempre è agevole identificarle) e la punta verso l’alto. |
Dal punto di vista pratico, la messa a dimora può essere agevolata dall’uso di un piantabulbi - molto utile soprattutto se le quantità in gioco sono numerose - ma un semplice e comune foraterra può andare bene. In ogni caso, è un’attività alla quale dobbiamo prestare attenzione: il bulbo deve essere deposto sul fondo della buca per evitare che vi siano sacche di aria a contatto con le radici, eventualità che potrebbe provocare svariati problemi di sviluppo alle piante. Una volta depositati i bulbi, questi devono essere ricoperti con un terreno identico a quello della buca di piantagione (non con terriccio).
Le varietà capaci di raggiungere altezze rilevanti dovrebbero poi essere messe a dimora in un luogo riparato in quanto il vento, associato al peso del fiore, ne potrebbe causare la piegatura. Per questo motivo, in alcuni casi, può essere necessario ricorrere all’uso di tutori primaverili una volta emerso il fiore.
Il gioco è fatto: i nostri bulbi non richiederanno ulteriori cure colturali: nessuna irrigazione (salvo primavere decisamente secche) e nessuna concimazione. Sarà sufficiente eliminare i fiori appassiti per evitare che la pianta concentri troppe energie nella produzione dei semi e recidere alla base tutte le foglie una volta che queste saranno completamente appassite (eliminare le foglie ancora verdi significa impedire alle piante di traslocare energia al bulbo, cosa che riduce sicuramente le fioriture nelle annate successive).
La coltivazione in vaso
Molte specie di bulbi - le più amate sono probabilmente narcisi e tulipani - si adattano perfettamente alla coltivazione in contenitore, tanto che in commercio si trovano “kit tutto compreso” con tanto di vaso e terriccio. Un modo un po’ anonimo e poco originale di coltivare: meglio forse scegliere tra le migliaia di varietà disponibili nei centri specializzati e su Internet al fine di realizzare il proprio personalissimo bouquet. La coltivazione in vaso richiede due accorgimenti ulteriori. Il primo è costituito dall’irrigazione: dobbiamo infatti simulare ciò che avviene in giardino e, quindi, irrigare leggermente anche in inverno nel caso in cui il terriccio seccasse. Il secondo, probabilmente più importante, è costituito dall’attenzione al gelo al quale le piante in contenitore sono ovviamente più esposte: per evitare problemi è buona norma posizionare il vaso al riparo di un muro esposto a sud oppure pacciamarlo abbondantemente, magari depositandolo all’interno di un contenitore più grande.