Un concetto semplice ma fondamentale: la chiave per avere piante sane risiede in un buon terreno. D'altra parte, il suolo è la sede dell'accrescimento dell'apparato radicale, una delle componenti principali della pianta, responsabile di numerosi processi e fenomeni biologici. È l'apparato radicale, infatti, che si occupa delle funzioni di sostegno, assorbimento di acqua ed elementi nutritivi, accumulo di sostanze di riserva, produzione di fitormoni indispensabili per lo sviluppo corretto delle piante.
Suolo e radici, un connubio inscindibile
Eppure, nonostante questo, la radice non riceve le giuste attenzioni, quasi che il suo essere sotterranea, non visibile, possa essere una giustificazione sufficiente per relegarla in un ruolo di secondo piano. Vista la sua funzione di primaria importanza, al contrario la radice dovrebbe ricevere specifiche cure, pari - se non superiori - a quelle tradizionalmente riservate alla parte epigea. Occorre infatti tenere ben presente che, nel corso del suo sviluppo, l’albero emette continuamente nuovo capillizio radicale, ossia nuova superficie assorbente, che consente di aumentare l’efficienza dell’assimilazione delle sostanze e di esplorare maggiori porzioni di suolo alla ricerca di nutrienti e acqua.
Non è quindi assolutamente accettabile pensare di gestire le piante, in particolare gli alberi, con le sole potature. Anzi, molto spesso le potature che si eseguono in città sono poco utili se non addirittura dannose quando, al di là di rovinare l’architettura vegetale, portano alla compromissione del quadro morfofisiologico con forti ripercussioni a livello radicale. E quante volte, poi, soprattutto in ambiente urbano, si eseguono scavi e lavorazioni che recidono senza criterio porzioni importanti dell’apparato radicale?
Diversa ma altrettanto negativa è la situazione quando il terreno appare ostile allo sviluppo radicale della pianta, situazione che si può riscontrare principalmente in terreni compattati o poveri in elementi nutritivi, ma anche suoli non adeguatamente drenati ove, per esempio, può essere frequente l’arrivo di patogeni che possono entrare in contatto con la pianta attraverso ferite dell’apparato radicale.
Il ristagno idrico
Nel terreno le componenti di aria e acqua utili per le radici si trovano distribuite all’interno di micro e macro-pori, veri e propri spazi vuoti paragonabili a piccoli “serbatoi”. In un terreno ideale, circa la metà del volume del suolo dovrebbe essere costituito da pori, in grado di garantire il corretto ricambio dell’aria e dell’acqua telluriche.
Quando un suolo viene eccessivamente irrigato - o vi sono problemi di ristagno per compattamento - l’acqua occupa tutti gli spazi vuoti del terreno privandoli di aria. Conseguentemente, l’apparato radicale viene sottoposto ad assenza di ossigeno, condizione pressoché deleteria per la pianta, che spesso porta all’insorgenza di marciumi radicali e alla perdita delle radici. Tale fenomeno è meglio conosciuto come ristagno idrico o asfissia radicale, che diventa anossia nei casi più gravi.
Attacchi di fitopatogeni
L’eccesso di umidità del suolo e dell’aria costituisce uno dei fattori ottimali per lo sviluppo dei patogeni delle piante, in particolare funghi, che entrano in contatto con l’apparato radicale attraverso il terreno. Tra questi, possiamo citare Armillaria mellea, comunemente conosciuto come chiodino, fitopatogeno che si sposta nel terreno attraverso la formazione di strutture dette rizomorfe, con le quali invade i tessuti della radice e sviluppa il micelio. Questi fitopatogeni hanno un forte impatto negativo sulla stabilità e sulla vitalità delle piante in quanto agiscono sulla struttura del legno degradando, a seconda della specie fungina, la cellulosa, l’emicellulosa o entrambe le componenti.
Buone pratiche: dalle soluzioni agronomiche alle biostimolazioni
Esistono alcune buone pratiche che possono essere adottate per evitare la manifestazione di queste problematiche a partire dalla messa a dimora. La giovane pianta dovrà essere posta a dimora in uno spazio sufficientemente ampio da garantire anche in età adulta il corretto sviluppo delle radici sia in profondità sia in larghezza, in modo da non generare interferenze con il costruito che, spesso, costituiscono l’origine di processi di deperimento vegetativo. Nei periodi immediatamente successivi alla messa a dimora assume un ruolo fondamentale l’irrigazione, pratica che - se ben eseguita nelle dosi adeguate - aiuta la pianta nella fase di attecchimento. L’irrigazione dovrà essere diminuita in fase adulta nel corso della quale, salvo particolari condizioni, dovrà essere adottata quasi esclusivamente nei periodi siccitosi alla stregua di un’irrigazione d’emergenza.
La citata compattazione del suolo è un fenomeno che altera profondamente le caratteristiche fisico-chimiche del terreno, in particolare la porosità, e con questa tutte le sue normali proprietà e caratteristiche idrogeologiche, diventando al contempo parte delle cause degli episodi alluvionali. Tale fenomeno si può riscontrare frequentemente in ambiente urbano ove, ad aggravare la situazione, spesso si trova un terreno già in origine povero di elementi nutritivi e con caratteristiche fisico-chimiche poco adatte allo sviluppo di un apparato radicale. Tra le soluzioni più efficaci per migliorare un terreno compattato vi sono sicuramente i trattamenti eseguiti con palo iniettore e lo spostamento e movimento del terreno mediante aria ad alta pressione. Quest’ultimo viene eseguito per mezzo di un getto d’aria specifico utile a disgregare le particelle di suolo compattate tra loro, a rimuovere e spostare il terreno al fine di liberare le radici evitando il rischio di lesionare il capillizio radicale. Questa metodologia consente, inoltre, di eseguire un’analisi delle condizioni dell’apparato radicale, il suo sviluppo e possibili attacchi di patogeni. In seguito, il piano di campagna potrà essere ripristinato, previa lavorazione del terreno rimosso ai fini del miglioramento delle condizioni fisico-chimiche.
Il palo iniettore, invece, consente di introdurre nel terreno aria e acqua a media pressione, sistema che permettere di migliorare la struttura del suolo, aumentare il ricambio dell’aria tellurica e introdurre prodotti benefici per lo sviluppo dell’apparato radicale. In particolare, infatti, i terreni possono essere sottoposti a trattamenti con prodotti a base di micorrize e Trichoderma sp., specie fungine conosciute per gli effetti benefici che hanno sullo sviluppo della pianta e sul contrasto ai patogeni. Questi microorganismi, infatti, costituiscono dei veri e propri alleati per le piante, in quanto instaurano un rapporto di tipo simbiotico con l’apparato radicale di cui rivestono le superfici, esercitando così una competizione per lo spazio e per i nutrienti con i microorganismi nocivi presenti nel terreno ostacolandone lo sviluppo. Oltre a questi, i trattamenti possono prevedere la somministrazione di acidi umici e fulvici, sostanze organiche in grado di influenzare il sistema presente tra la pianta e il terreno. Gli acidi umici stimolano l’attività microbica del terreno e agiscono per rendere maggiormente disponibili per le radici gli elementi minerali immobilizzati nelle particelle del suolo. Gli acidi fulvici sono invece sostanze ad azione chelante (consente di rendere solubili i metalli che diventano quindi disponibili per le piante).
Una ulteriore tecnica utile al decompattamento del terreno consiste nella carotatura del suolo, ossia nel praticare dei fori, le cui buche verranno successivamente riempite con una miscela di terra e sabbia ed eventuali prodotti ad azione biostimolante. In questo modo è possibile migliorare le caratteristiche del terreno quali il drenaggio e la porosità, fattori che migliorano gli scambi gassosi nel suolo (e tra suolo e atmosfera) e incrementano la crescita e lo sviluppo delle radici. Si tratta di una pratica relativamente semplice, replicabile anche a livello hobbistico che, peraltro, migliora la decomposizione della sostanza organica evitando l’accumulo di sostanze indesiderate.