C'è chi le ama e chi le respinge, chi le ammira e chi le teme per le dimensioni che sono in grado di raggiungere: le conifere sono un importante elemento vegetale nel paesaggio.
Dal punto di vista botanico, il nome corretto di questa divisione è Pinophyta ma è indubbio che tutti conoscano le piante di cui andremo a parlare come conifere. Si tratta di un gruppo estremamente antico tanto che sono stati ritrovati fossili risalenti addirittura a 300 milioni di anni or sono; inoltre, molti dei generi di conifere ancora oggi esistenti sono stati identificati in fossili di circa 100 milioni di anni fa, segno che queste piante sono state in grado di adattarsi alle più disparate condizioni ambientali nel corso dei millenni.
Tutte queste specie sono accomunate dall’avere strutture riproduttive conosciute come “coni” o “pigne” e più correttamente definibili come strobili.
Oggi si ritiene che esistano circa 650 diverse specie di conifere, la stragrande maggioranza delle quali caratterizzate da un portamento legnoso. Buona parte delle conifere ha un’architettura vegetale caratterizzata da un singolo fusto dal quale si dipartono numerosi rami laterali. A seconda delle specie, le Pinophyta possono raggiungere dimensioni davvero considerevoli tanto che una sequoia della California, il più alto essere vivente del nostro pianeta, arriva a 112 m di altezza. Anche l’albero vivente più massiccio, ossia con il diametro del fusto maggiore, è ancora una volta una conifera: è stato rinvenuto un Taxodium mucronatum con un fusto di oltre 11 metri di larghezza. Che dire poi dell’albero più vecchio del pianeta? È stato individuato in un’altra conifera, Pinus longaeva, la cui nascita è datata 4700 anni or sono.
Davvero incredibili quindi le conifere. Hanno brillantemente superato i periodi Paleozoico e Carbonifero, hanno colonizzato aree desertiche, zone costiere e catene montuose per arrivare sino ai giorni nostri ad abbellire parchi pubblici, giardini condominiali e piccoli spazi privati.
Paure e preferenze
Spesso, però, le conifere incutono anche timore a causa delle dimensioni che sono in grado di raggiungere. Alle nostre latitudini non è raro trovare conifere che superano i 30 metri di altezza e che incombono su aree gioco, strade, edifici. In linea generale, è necessario sapere che una pianta integra in tutte le sue parti è una pianta complessivamente sicura dal momento che è strutturata così come la natura l’ha “progettata”. In ogni caso, sono numerosi i professionisti - di norma dottori agronomi - che offrono servizi di valutazione di stabilità in modo da verificare attentamente le condizioni strutturali e di salute di queste magnifiche piante.
Un altro motivo per cui molto spesso le conifere sono respinte è costituito dal fatto che si tratta di specie sempreverdi e che, quindi, non garantiscono una variabilità cromatica o, in ogni caso ornamentale, nel corso delle diverse stagioni. In effetti, da un punto di vista paesaggistico, un giardino costituito esclusivamente da conifere sempreverdi è un giardino relativamente monotono, che non mostra particolare fioriture o viraggi di colore durante l’anno. In questi casi, credo sia meglio inserire alcune specie caducifoglie in modo da ravvivare l’assetto vegetazionale del parco e aumentare i punti di interesse ornamentale dell’area verde. Si tratta tuttavia di un suggerimento personale e di massima che, come sempre accade, deve essere mediato dai desiderata del cliente. D’altra parte, non è impossibile realizzare un giardino di conifere avente una buona paletta cromatica dal momento che non tutti i “verdi” sono uguali: esistono verdi molto intensi ed altri che si avvicinano molto al giallo, al grigio e all’azzurro.
Vediamo quindi quali sono alcune delle specie più apprezzate e più interessanti da inserire nei nostri giardini.
I pini
La maggior parte dei clienti che mi contatta per una verifica sulle proprie alberature afferma in modo perentorio e inequivocabile che le piante da verificare sono pini. In effetti, non è infrequente che nel parlare comune siano considerati pini tutte le specie arboree con foglie aghiformi. In realtà, Pinus è solo uno dei 70 generi che compongono la divisione Pinophyta (conifere) anche se probabilmente è il più rappresentativo dal momento che le conferisce il nome.
Il pino più iconico è probabilmente Pinus pinea, pino domestico (spesso erroneamente definito pino marittimo). È la specie più frequentemente diffusa lungo le coste del nostro Paese e di altre Nazioni del Mediterraneo dove adorna località di villeggiatura con il suo fusto slanciato e la chioma leggera a ombrello: un capolavoro di architettura vegetale che spesso, purtroppo, viene considerato pericoloso e inadatto alla vita cittadina.
Gli abeti
Se ci allontaniamo dal mare e risaliamo lungo gli Appennini, le Prealpi e le Alpi, il paesaggio inevitabilmente cambia di pari passo con la vegetazione. Qui i pini domestici scarseggiano sempre più sino a sparire per lasciare spazio ad altre specie, tra le quali spiccano soprattutto gli abeti. Il più classico tra questi è certamente l’abete rosso (Picea abies), la pianta che molti utilizzano - o hanno utilizzato - come albero di Natale. Un aspetto interessante dell’abete rosso è il suo elevato grado di polimorfismo ossia la sua capacità di adeguare l’architettura vegetale in funzione delle condizioni ambientali alle quali è esposto. Per esempio, in aree di pianura, la chioma tenderà ad assumere una forma più espansa mentre all’aumentare dell’altitudine la conformazione complessiva sarà più snella al fine di ridurre le probabilità di subire danni da neve.
I cedri
I cedri (genere Cedrus) sono tra le conifere di maggiori dimensioni che ospitiamo nel nostro Paese. Nulla hanno ovviamente a che vedere con i rinomati agrumi di Calabria (genere Citrus) con i quali condividono solo il nome generico volgare.
Si tratta di conifere sempreverdi che possono assumere dimensioni davvero maestose, con altezze anche superiori ai 40 metri e ampiezze della chioma maggiori di 30 metri. Sono estremamente adattabili tanto che sono presenti sia in climi montani, quali il cedro dell’Himalaya (Cedrus deodara), sia in climi mediterranei (Cedrus atlantica e Cedrus libani), quest’ultimo simbolo del Paese mediorientale tanto da essere rappresentato al centro della bandiera libanese. Nel nostro Paese, soprattutto nell’Italia settentrionale, i cedri adornano alcune delle più belle ville, in particolari nelle località lacustri di villeggiatura.
I tassi
Al pari delle altre specie appartenenti alla divisione Pinophyta, anche il tasso non produce frutti propriamente detti. Tuttavia, non sviluppa “pigne” bensì arilli, ossia escrescenze carnose che ricoprono il seme. Peraltro, la polpa dell’arillo - di norma di colore rosso - è l’unica porzione della pianta a non essere velenosa; non a caso la specie Taxus baccata è altresì conosciuta come albero della morte. Il tasso è un albero con buone caratteristiche ornamentali e paesaggistiche, ben adattato a prosperare anche in ambienti caratterizzati da una ridotta radiazione luminosa, tipicamente al di sotto di piante di maggiori dimensioni. Questo ha permesso la sua diffusione in molti parchi dal sapore romantico/paesaggistico nei quali contribuisce a definire volumi e chiaroscuri.
Le conifere caducifoglie
Le conifere caducifoglie meritano un capitolo a parte e, sovente, sono accolte con stupore da chi pensa che questa divisione botanica sia costituita esclusivamente da piante sempreverdi.
Sono almeno due le specie di conifere caducifoglie che abbiamo incontrato tutti nel corso di una passeggiata in montagna o in un parco.
La prima è Larix decidua che, come suggerisce l’epiteto specifico, lascia cadere le foglie nel corso dell’inverno. La sua chioma spicca tra quelle sempreverdi dell’abete bianco e del cirmolo - con i quali spesso condivide i pendii alpini - nel momento in cui si dipinge di giallo e di rosso, unica conifera di origine europea a comportarsi in questo modo.
Una seconda conifera caducifoglia di grande interesse ornamentale è Taxodium distichum. Questa specie è originaria degli Stati Uniti sud-orientali ed è conosciuta con il nome volgare di cipresso calvo o di cipresso delle paludi. I nomi volgari ci suggeriscono le abitudini della specie: da una parte la peculiarità di perdere le foglie nel corso della stagione fredda, previa fiammata di colore rosso intenso, dall’altra la capacità di adattamento in terreni estremamente umidi, caratterizzati anche da importanti ristagni idrici. Una specie da considerare nelle aree più depresse di un parco o nelle vicinanze di un corso d’acqua.