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Acque reflue e impianti di depurazione

Cosa sono e come funzionano

Tutti noi sappiamo che l'acqua dell'acquedotto che arriva ai nostri rubinetti è sicura, potabile e pulita. Quando però la utilizziamo per doccia, cucina, wc, ecc., questa diventa automaticamente un'acqua reflua, o acqua di scarico, ovvero parte di “acque utilizzate nelle attività umane, domestiche, industriali o agricole, che per questo motivo contengono sostanze organiche e inorganiche che possono recare danno alla salute e all'ambiente” (D.Lgs. 152/2006). Vi siete mai chiesti dove finiscono le acque reflue quando entrano nella rete fognaria? E come avviene la depurazione di queste acque? Bene, la risposta è costituita dagli impianti di depurazione! Infatti, il carico inquinante che produciamo, è molto superiore rispetto alla capacità auto depurativa dei corpi idrici e terreni, quindi le acque reflue devono essere sottoposte ad interventi di depurazione, per non compromettere l'equilibrio del corpo idrico recettore nel quale verranno scaricate.
Ma come funzionano questi impianti di depurazione? Vediamolo insieme.


Come funzionano gli impianti
Le acque reflue vengono collettate tramite la rete fognaria ai depuratori, impianti che sono dimensionati in base al carico idraulico che dovranno accogliere (m3), al carico organico (BOD5, Biochemical Oxygen Demand), al carico di nutrienti ossia di Azoto (N) e Fosforo (P), e al carico di eventuali altri inquinanti come metalli pesanti: in generale il dimensionamento dei depuratori è effettuato sulla base degli abitanti equivalenti (A.E.). Un impianto di depurazione si sviluppa in più processi di trattamento di rimozione del carico inquinante. Vediamo di seguito i diversi passaggi.

Prima fase
La prima fase è quella dei trattamenti meccanici e si articola in più processi.
Al termine di questa prima fase di trattamenti meccanici grossolani, sarà stata asportata una buona parte del carico inquinante, ma il refluo non sarà ancora sufficientemente “pulito” per essere reintrodotto in ambiente senza ulteriori trattamenti.

Es. titolo paragrafo

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Seconda fase
Passiamo quindi ad analizzare la seconda fase, il vero cuore di tutto il processo depurativo, ovvero quella del trattamento biologico.
Per questo processo esistono numerose tecnologie sul mercato, ma quella senz’altro più diffusa, grazie alla sua elevata efficienza, è costituita dai fanghi attivi.
Questa tecnologia consiste in una vasca di ossidazione nella quale sono presenti fiocchi di fango attivati da microrganismi, sospesi in una soluzione fangosa. Questo processo sfrutta la capacità di alcuni microrganismi aerobi (che necessitano ossigeno) contenuti naturalmente nel refluo, di ossidare e biodegradare le sostanze organiche. La vasca dev’essere continuamente ossigenata insufflando aria per garantire le condizioni ottimali al metabolismo dei microrganismi aerobi, che effettuano la biodegradazione (ossidazione) del carico organico: attraverso l’ossidazione le sostanze organiche complesse verranno trasformate in sostanze inorganiche meno dannose per l’ambiente. La reazione più importante che avviene in questa fase è la trasformazione dello ione ammonio (NH4+) con elevata ecotossicità, in Nitrato (NO3-), composto meno inquinante ma sottoposto comunque a limiti di legge.
 
Al termine di questa fase, il fango viene inviato ad un sedimentatore secondario, in grado di separare il fango attivo dall’acqua che ha subito il processo depurativo biologico, che da questo momento in poi verrà chiamata “refluo chiarificato”.

Che fine fanno i fanghi?
A questo punto il fango attivo sedimentato può subire diversi processi: può essere ri-pompato nell’impianto oppure può essere raccolto, ispessito, disidratato e smaltito per incenerimento, o in discariche per rifiuti speciali; se la concentrazione di sostanze, come metalli pesanti, N, P, ecc. rispetta i limiti tabellari di legge (D.Lgs. 99/92 e D.Lgs. 152/2006), questo fango potrà anche essere riutilizzato in agricoltura.

Ulteriori trattamenti
E il refluo chiarificato? Non è ancora del tutto “pulito” e deve subire gli ultimi processi di trasformazione, che consistono soprattutto nell’abbattimento di forme inquinanti di N (Azoto) e P (Fosforo) che, se presenti in quantità elevata, possono causare il fenomeno dell’eutrofizzazione del corpo idrico recettore e di conseguenza, danneggiarne l’ecosistema.

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A questo punto il refluo chiarificato è totalmente depurato e pronto per essere reintrodotto in ambiente.
I corpi idrici recettori possono essere CIS (corpi idrici superficiali, utilizzati per l’irrigazione), ma anche fiumi, laghi e mari.
L’acqua in uscita dal depuratore è limpida e trasparente e viene sottoposta sistematicamente a controlli da parte del Gestore del Servizio Idrico Integrato, ma anche a controlli a sorpresa da parte di altri enti quali ARPA e ATS, in modo da garantire sempre un elevato stato qualitativo dell’acqua che convoglia nei corpi recettori.

Chi paga la manutenzione dei depuratori?
Noi, i consumatori del servizio!
Sulle bollette erogate dal vostro Gestore del Servizio Idrico Integrato, nel dettaglio importo, troverete non solo la voce “Acquedotto”, ma anche “Fognatura” e “Depurazione”.

Riguardo l'autore

Arianna Ceresoli

Arianna Ceresoli

Area: Salute e benessere - Ambiente