Sono ancora in pieno svolgimento le operazioni di potatura sugli alberi di alto fusto. Qualche consiglio per evitare di rovinare il nostro patrimonio verde.
I mesi invernali sono il momento apicale di un fenomeno che, nel nostro Paese, potremmo definire quasi culturale: le potature di massa. Con l’approssimarsi della stagione fredda, la maggior parte delle persone che dispongono di uno spazio verde, soprattutto se questo ospita alberi di alto fusto, si sentono in dovere di intervenire, di fare qualcosa per “sistemare” le piante, quasi che milioni di anni di evoluzione non avessero dato al regno vegetale gli strumenti sufficienti per svilupparsi in modo autonomo. Si tende infatti a pensare che gli alberi debbano essere per forza potati a cadenza regolare. Ma è davvero così? Davvero un albero non può costruire la propria chioma senza l’intervento umano? Davvero un albero non è in grado di aumentare le proprie dimensioni senza rischiare di crollare perché “cresciuto troppo”?
Affidarsi a professionisti
Affidarsi a professionisti del settore è di norma la soluzione ideale per rispondere a tutte queste domande, banali solo all’apparenza.
A partire dagli anni ‘90 del secolo scorso, il settore della cura degli alberi ornamentali ha fatto veri e propri passi da gigante. Le conoscenze e le competenze oggi disponibili sul mercato permettono interventi mirati, atti a risolvere gli eventuali problemi di interferenza con i manufatti o di stabilità, nel pieno rispetto della fisiologia e dell’architettura vegetale.
Gli interventi di cura colturale devono tuttavia essere attentamente ponderati e progettati da parte di un professionista, di solito un dottore agronomo con esperienza e formazione specifica in campo arboricolturale. Dati alla mano, è dimostrato che ricorrere a un professionista è un investimento vincente: al di là di una verifica complessiva dello stato fitosanitario e di stabilità degli alberi del proprio giardino, si ha la certezza che le operazioni prescritte sono solo quelle effettivamente necessarie per la gestione delle piante. Inoltre, un professionista aggiornato potrà suggerire lavorazioni o trattamenti ulteriori rispetto a quelli ordinari con il risultato di prevenire deperimenti fisiologici o controllare lo sviluppo di patogeni.
Scegliere la stagione giusta
Gli alberi, è risaputo, dovrebbero essere potati durante il periodo di riposo vegetativo in modo da non interferire con i normali processi fisiologici e di accrescimento. Certamente questa situazione occorre in concomitanza con i periodi più freddi dell’anno, indicativamente tra l’inizio del mese di dicembre e la fine del mese di febbraio. Il momento esatto dipende poi dal decorso stagionale in quanto, soprattutto negli ultimi anni, non è infrequente trovare autunni insolitamente miti che prolungano di molte settimane l’attività metabolica delle piante.
Tuttavia, gli alberi possono essere correttamente potati anche nel corso della stagione estiva - dopo il completo sviluppo delle foglie - quando viene eseguita la cosiddetta “potatura verde”.
Si tratta di un intervento che permette di attenuare alcuni problemi fitosanitari ma che, soprattutto, consente di contenere lo sviluppo degli alberi (limitando al contempo anche lo sviluppo radicale) senza comprometterne l’architettura vegetale come avviene, per esempio, con le - ahimè tradizionali - capitozzature.
No alla capitozzatura!
Già, la capitozzatura. Pratica molto diffusa, spesso edulcorata da locuzioni come “potatura incisiva” o “tagli severi”, che pregiudica la bellezza dell’albero, portando a una completa disorganizzazione della chioma e alla formazione di ferite molto estese che la pianta fatica a rimarginare. Grazie a queste ferite, i patogeni fungini agenti di carie penetrano all’interno dei tessuti legnosi e iniziano una lenta, spesso inesorabile, opera di degradazione delle componenti strutturali dell’albero. Talvolta in modo occulto, si formano ampie carie e cavità che possono portare allo schianto di grandi branche. Non solo, la rimozione di porzioni importanti della chioma, in particolare quelle apicali, provoca una sorta di perdita dell’orientamento. L’albero non è più in grado di regolare autonomamente la propria crescita dal momento che ha perso i segnali offerti dal flusso di ormoni in discesa dalle gemme apicali: la chioma perde la sua naturale organizzazione e si sviluppano grandi quantità di rami di sostituzione che prendono origine da gemme latenti. Queste sono gemme che si potrebbero definire “di emergenza”, gemme non programmate per formare rami strutturali ma che vengono risvegliate in caso di traumi (come la capitozzatura). Tutti i rami che si sviluppano a partire da queste gemme sono debolmente inseriti sul fusto (o sulla branca principale) e sono pertanto maggiormente esposti alla possibilità di rottura.
Gli alberi, quindi, basano il proprio benessere e la propria stabilità su una serie di equilibri di carattere energetico, ormonale e biomeccanico. Ogni intervento che altera uno di questi equilibri provoca danno all’albero e, di conseguenza, aumenta il rischio associato alla loro presenza. Potare molto e in modo scriteriato è solo la via più veloce per ridurre la sicurezza dei nostri giardini. |
Meno è più!
Mies van der Rohe, celebre architetto tedesco, coniò la fortunata espressione “less is more” a indicare che per ottenere ottimi risultati e costruire grandi opere era meglio partire dall’essenzialità. Un concetto che ben presto è fuoriuscito dal campo architettonico e ha pervaso molti altri settori. L’arboricoltura moderna ne è un esempio magnifico: l’albero deve essere rispettato nella sua morfofisiologica - e per farlo occorre conoscere a fondo ogni specie - ossia è fondamentale intervenire solo laddove davvero necessario.
A eccezione di casi straordinari, infatti, è sufficiente limitarsi a eliminare le porzioni secche, se di dimensioni rilevanti, e ad anticipare gli eventuali fenomeni di autopotatura che gli alberi mettono in atto naturalmente. La rimonda del secco è spesso l’unico intervento consigliabile per le conifere (abeti, cedri, ecc.). |
In caso di conflitto con edifici o altri manufatti oppure con la circolazione di persone o mezzi di trasporto si possono operare potature di contenimento che hanno lo scopo di ridurre l’ingombro della chioma tramite i cosiddetti tagli di ritorno.
Usare le forbicine
Molte specie arboree, al di là delle già citate conifere, non solo non richiedono interventi di potatura, ma anzi ne sono fortemente danneggiate.
Un esempio è costituito dalle betulle, ancora molto diffuse a scopo ornamentale nei giardini cittadini; si tratta di una specie che non tollera tagli, nemmeno di piccolo diametro e che, pertanto, non deve mai essere sottoposta a interventi di alcun tipo, salvo casi eccezionali.
Ancora più delicato è il faggio, specie che alle nostre latitudini può arrivare a dimensioni ed età davvero ragguardevoli. Questa specie è caratterizzata da una corteccia molto sottile, facilmente soggetta a scottature. Tutti gli interventi di potatura, quindi, devono essere ponderati con estrema attenzione valutando pro e contro della lavorazione. L’ombreggiamento provocato dalle proprie foglie è, infatti, l’unica protezione di questa specie verso la radiazione solare: la rimozione di rami può portare alla formazione di piccole ferite che aprono la strada a patogeni fungini, anticamera di un progressivo deperimento.