La Svizzera dovrà azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050, raggiungendo la cosiddetta carbon neutrality. Lo hanno votato i cittadini, chiamati a votare un referendum che ha visto il 59,1% di voti per il sì. Hanno votato il 42% degli aventi diritto e nei cantoni di Ginevra e Basilea città i sì sono stati addirittura, rispettivamente, il 74,5% e il 73,3%. Soltanto in 7 cantoni su 26 il testo è stato bocciato.
La legge sul clima nasce come controprogetto indiretto all’“Iniziativa per i ghiacciai”, lanciata da una vasta coalizione di gruppi, attivisti e accademici ma bocciata dall’Amministrazione svizzera perché ritenuta troppo estremista (tra le altre cose, chiedeva di vietare i combustibili fossili a partire dal 2050). La legge avvallata dagli elettori con questo referendum rende giuridicamente vincolante l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra entro il 2050. Per favorire la transizione energetica, sono stati stanziati incentivi finanziari per i cittadini che sostituiscono i vecchi impianti di riscaldamento o migliorano l’isolamento termico degli edifici, ma anche per le imprese che investono in tecnologie per abbattere le emissioni. Ai settori più problematici, come l’agricoltura e gli inceneritori, viene lasciata la possibilità di utilizzare tecnologie per la cattura e lo stoccaggio della CO2. Ad oggi esse sono ancora in fase di sviluppo, tant’è che alcuni dubitano della loro efficacia (oltre che dei costi).