Prati fioriti, ritagli di natura per rendere più bella e accogliente la nostra città. Per noi e per la biodiversità.
Per quanto spesso maltrattato, il paesaggio delle città in cui viviamo riveste un ruolo fondamentale per il nostro benessere psicofisico. Svegliarsi in un ambiente più verde, più vicino a quel concetto di naturalità che si è ormai affermato nelle nostre menti, permette sicuramente di iniziare la giornata con il piede giusto. Se aprendo la finestra siamo investiti dal profumo delle fioriture di Olea fragrans, Choisya ternata e falsi gelsomini, il nostro umore ne risentirà positivamente, permettendoci di estraniarci temporaneamente dalle difficoltà della vita quotidiana e immergerci in un’atmosfera di sogno, lontana dalla frenesia che molto spesso pervade i nostri tempi. Lo stesso vale per chi ha la fortuna di apprezzare la fragranza delle rose o delle altre numerosissime – magari poco conosciute – piante profumate, non da ultime quelle cosiddette aromatiche, magari più adatte a richiamare scorci mediterranei o di sapore agreste.
I nostri giardini e i nostri terrazzi possono rappresentare una fondamentale stepping stone, ossia un punto di appoggio nevralgico per la sopravvivenza e lo sviluppo di un’ampia e variegata schiera di insetti che, proprio grazie a specie vegetali diversificate, possono contare su una fonte di cibo abbondante e differenziata perlomeno nel corso della bella stagione. Insetti che talvolta sono definiti utili, denominazione che tradisce una visione antropocentrica dell’entomologia urbana.
In tutta onestà, invece, ogni insetto riveste un proprio determinato ruolo all’interno dell’ecosistema urbano e, proprio per questo, non solo è utile ma quasi indispensabile. |
Capita spesso, infatti, di discutere con clienti la cui sensibilità porta a scegliere piante che favoriscono lo sviluppo e la diffusione di insetti quali api e coccinelle, probabilmente le due specie che più da vicino richiamano la naturalità cittadina. Di fatto, tuttavia, sono però molte di più le specie che dovremmo salvaguardare, ognuna delle quali costituisce un mattone fondamentale per permettere il sostentamento di un più complesso ecosistema, composto non solo da insetti e piante ma anche da piccoli animali (spesso mammiferi come noi) e da una miriade di uccelli. Senza dimenticare l’uomo: la specie che più di ogni altra può modificare e alterare gli equilibri naturali. Una specie che, tuttavia, può anche contribuire a un rapido miglioramento delle condizioni ecologico-ambientali degli spazi urbani.
Biodiversità vegetale
Una delle modalità attraverso le quali si può contribuire alla rinascita delle nostre città con un approccio alla crescita “sostenibile” è quello di far fiorire il paesaggio ossia di incrementare la biodiversità vegetale avendo l’accortezza di introdurre numerose specie capaci di garantire una fioritura piacevole alla vista e all’intelletto da una parte, utile alla biodiversità in senso lato dall’altra. Una delle possibili vie per raggiungere questo obiettivo è certamente quella dei cosiddetti prati fioriti. Non si tratta certamente della panacea di tutti i mali come spesso viene descritta anche perché non esistono specie vegetali che possono svilupparsi senza cure ad hoc. In assenza di attenzioni colturali, infatti, anche i migliori prati fioriti possono rapidamente evolvere in un incolto che lascia trasparire più incuria che naturalità.
Ma cosa sono esattamente i prati fioriti?
Si tratta di miscugli di sementi di specie annuali e pluriennali molto diversificate che possono portare a fioriture variegate dalla primavera all’estate inoltrata. Un’innovazione paesaggistica che è stata selezionata inizialmente per i Paesi del Nord Europa ma che, in tempi più recenti, è stata sviluppata anche per Paesi a clima prettamente mediterraneo, modificando opportunamente le specie inserite all’interno dei miscugli. Caratteristica comune a tutti i miscugli di semente per prati fioriti e la grande numerosità delle specie che compongono il mix: non di rado, le specie coinvolte sono diverse decine, 30 o anche più, dalle caratteristiche botaniche e ornamentali molto diverse. Vi sono specie annuali e altre biennali, specie che fioriranno entro poche settimane dalla semina e specie che fioriranno solo la stagione successiva a quella della realizzazione del prato.
È evidente che un miscuglio così costituito richiede cure colturali molto diverse da quelle di un “normale” prato ornamentale. Forse la principale peculiarità risiede nell’intensità degli sfalci: se in un prato, di norma, si eseguono tra i 6 e i 12 interventi all’anno, nel caso dei miscugli fioriti ci si limita spesso a un unico sfalcio, da eseguire al termine della stagione vegetativa quando le piante sono ormai disseccate. In questo modo si favorisce la disseminazione naturale delle specie desiderate, che potranno così ripresentarsi a rifiorire nella stagione successiva. Un solo taglio a stagione comporta sì un indubbio vantaggio gestionale, tuttavia occorre considerare che il materiale di risulta – derivante dallo sfalcio – deve essere raccolto quasi come se si procedesse alla fienagione. In caso contrario, infatti, vi sarebbero accumuli indesiderati di sostanza organica che, nel medio lungo periodo, potrebbero costituire un problema dal punto di vista agronomico e paesaggistico.
La preparazione
In ogni caso, è il momento della realizzazione quello più delicato per la buona riuscita di un prato fiorito. Uno degli accorgimenti più importanti risiede nella preparazione del terreno prima della semina. È fondamentale predisporre un letto di semina ben affinato dal momento che i semi delle principali specie sono estremamente piccoli. Per questo stesso motivo è spesso indispensabile utilizzare un cosiddetto carrier, ossia una sostanza inerte - aggiuntiva rispetto alla semente - che ne favorisca la semina omogenea. Di solito il carrier è costituito da sabbia oppure caolino.
Questi accorgimenti potrebbero essere vani qualora non si avesse l’accortezza di contrastare le infestanti presenti nel terreno, poiché andrebbero a competere vigorosamente con le specie da fiore desiderate. Si deve quindi cercare di utilizzare un diserbo naturale, associato a tecniche agronomiche quali da falsa semina. Quest’ultima consiste nella preparazione del terreno come se si dovesse seminare il miscuglio prescelto, lavorazione che favorisce la germinazione delle infestanti. Solo successivamente, sul terreno così “ripulito” si potrà procedere alla semina del miscuglio.
La semina
Nel caso in cui il terreno sia estremamente povero di nutrienti, è bene inoltre procedere a una concimazione a prevalenza di azoto e fosforo capace di “spingere” la crescita delle piante nelle prime fasi di sviluppo.
L’epoca di semina preferibile è quella autunnale, consigliabile sulla base dei riscontri ottenuti nel corso delle varie prove agronomiche degli ultimi anni. In questa stagione, infatti, la competizione da parte delle malerbe risulta decisamente inferiore e, al contempo, è meno probabile che si verifichino difficoltà legate a bagnature insufficienti o poco regolari. L’irrigazione, per inciso, può essere un problema anche per quanto concerne la fioritura di un prato già affermato: nel momento in cui l’acqua a disposizione delle piante risulta insufficiente, generalmente verso luglio, la fioritura inizia a venire meno per arrestarsi completamente nel mese di agosto. Al contrario, qualora fosse assicurata un’irrigazione costante o comunque un buon approvvigionamento idrico, la fioritura può spingersi sino all’inizio dell’autunno.
Uno dei falsi miti da sfatare riguardo i prati fioriti concerne la durata complessiva dell’impianto. Vero è che le specie si propagano per seme in modo pressoché autonomo, tuttavia è altrettanto vero che nel corso degli anni il progressivo ingresso di piante infestanti potrebbe compromettere la buona riuscita del progetto. Scegliere le specie giuste è comunque uno dei modi per cercare di ottenere un ottimo risultato ornamentale e paesaggistico. Il mix di semente dovrebbe poter garantire una scalarità di fioritura quanto più possibile prolungata al fine di avere sempre delle piante in pieno vigore vegetativo.