Come sarebbe la vita quotidiana senza gli oggetti in plastica e bioplastica? Forse un po' più complicata, se solo pensiamo alla facilità con cui oggi trasportiamo la spesa dal supermercato a casa: la maggior parte dei prodotti ha una parte della confezione in plastica e i sacchetti usati per riporre l'ortofrutta e gli acquisti sono in bioplastica. Questi materiali hanno molti vantaggi, ma anche lo svantaggio di non decomporsi nell'ambiente. Tocca ai cittadini differenziarli correttamente per avviarli al riciclo, così da ridurne l'impatto ambientale.
Plastiche, cosa sono e come si riciclano
Si è abituati a utilizzare il termine plastica indistintamente, eppure questa famiglia si compone di varie tipologie di materiale plastico, la cui varietà dipende dai differenti polimeri, ognuno con proprie caratteristiche.
Nel cestino per la plastica, di casa o dell’ufficio, vanno gettati solo gli imballaggi e non gli oggetti, che invece sono da destinare alla raccolta indifferenziata. |
Come riconoscere gli imballaggi plastici
Gli imballaggi servono a contenere, proteggere e preservare i prodotti, dopo che hanno svolto questa funzione diventano rifiuto.
Se sono in plastica è presente un logo specifico, un triangolo composto da tre frecce, al cui interno è riportato un numero, mentre in basso compare una sigla con la tipologia di polimero.
Spesso sulle confezioni si trovano scritte “imballo in plastica, raccolta plastica”, che semplificano la vita del consumatore, ma quando non sono presenti occorre differenziare gettando nel cestino della plastica solo gli imballaggi che hanno il logo del triangolo del riciclo. In tutto sono 7 categorie:
Amici e nemici nel cestino della plastica
Gli imballaggi con cui si ha a che fare nel quotidiano sono per lo più sempre gli stessi. Tra questi spiccano per numerosità di utilizzo:
- le bottiglie per acqua e bevande;
- i flaconi e i dispenser per detersivi,
- detergenti e cosmetici per l’igiene personale;
- i contenitori per salse, creme e yogurt;
- le vaschette per alimenti (in PET, polistirolo e polipropilene);
- i blister dei medicinali;
- le confezioni per pasta, patatine, caramelle, verdure e surgelati;
- le pellicole trasparenti per i cibi;
- i piatti e bicchieri monouso;
- i sacchi per prodotti da giardinaggio e per alimenti per animali.
Nel cestino della plastica, invece, non vanno conferiti gli oggetti, come gli utensili da cucina, i secchi, i tubi da irrigazione, le penne, i pennarelli e i righelli scolastici, i raccoglitori per documenti, i pannolini, gli assorbenti, le bustine delle medicine in polvere, i mobili da esterno, i cd, i vasi e i sottovasi. |
Bioplastiche, cosa sono e come si riciclano
Le bioplastiche fanno parte dei cosiddetti nuovi materiali e derivano sia da fonti rinnovabili sia di origine fossile. Si caratterizzano soprattutto per essere biodegradabili e compostabili, quindi a fine vita possono essere decomposti da batteri e funghi in specifiche condizioni ambientali, che si trovano negli impianti di compostaggio industriale, dove arriva la raccolta differenziata dell’umido domestico.
Quando i rifiuti in bioplastica finiscono nel cassonetto della plastica tradizionale ne contaminano la purezza, così come le plastiche gettate nel rifiuto organico danneggiano il processo di compostaggio della frazione umida.
Come riconoscere gli imballaggi in bioplastica
Gli imballaggi in bioplastica vanno nel cestino della frazione umida domestica.
Si riconoscono dalla presenza di piccoli loghi stampati sul prodotto (ad esempio, ok compost, compostabile cic, vincotte) e dalla scritta “biodegradabile e compostabile conforme alla norma UNI EN 13432”.
Tra gli imballi che abbiamo in casa spiccano: sacchi e sacchetti per l’umido e l’ortofrutta del supermercato, involucri per la carta, imballaggi, posate, piatti e bicchieri, shopper per la spesa, reti della frutta, sacchi e guanti per il reparto di frutta e verdura a libero servizio, vasetti delle colture agricole.