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Pensioni: l’Ape che non punge

La legge di Bilancio per il 2017 ha introdotto nel nostro ordinamento l'Anticipo Pensionistico (Ape) che permetterà agli interessati di poter accedere, con modalità particolari, in via anticipata al trattamento pensionistico.
Dopo le restrizioni in materia pensionistica introdotte dalla Riforma Fornero, approvata per contribuire ad arginare la forte crisi finanziaria del 2011, la manovra di bilancio per il 2017 si è posta l'obiettivo di rendere un po' più flessibile il sistema pensionistico al fine di trovare un punto di maggiore equilibrio tra sostenibilità dei costi e sostenibilità sociale.
Perseguendo tale finalità, è stato previsto che dal 1.01.2017,  in via sperimentale fino al 2018, alcuni lavoratori (cioè solo quelli in possesso di determinate condizioni soggettive) potranno scegliere di anticipare, da un minimo di 6 ad un massimo di 43 mesi, il pensionamento di vecchiaia.



Regole generali per il pensionamento
Prima di affrontare l’analisi del nuovo strumento è opportuno ricordare le regole generali attualmente vigenti in materia di pensione di vecchiaia, tralasciando volutamente le varie eccezioni che comunque rimangono tuttora valide.
A partire dal 2018 la pensione di vecchiaia si conseguirà al raggiungimento del requisito di età di 66 anni e 7 mesi, sia per i lavoratori che per le lavoratrici a prescindere dal settore di impiego (pubblico, privato o di lavoro autonomo). Tale requisito a partire dal 2019 sarà aggiornato in base agli adeguamenti legati alla speranza di vita.
Il 2017 sarà, quindi, l’ultimo anno di transizione nel quale sono ancora previste differenze. Infatti, per quest’anno i lavoratori (maschi) dipendenti di datori di lavoro pubblici o privati e gli autonomi, nonché le donne del settore pubblico, accederanno alla pensione di vecchiaia con 66 anni e 7 mesi di età, mentre alle lavoratrici dipendenti del settore privato saranno sufficienti 65 anni e 7 mesi, ed alle autonome occorreranno 66 anni e 1 mese.
Oltre al requisito anagrafico sopra descritto deve risultare soddisfatto anche un requisito contributivo: sono normalmente richiesti almeno 20 anni di contribuzione effettivamente versata o, comunque, riconosciuta (contribuzione figurativa, da riscatto, volontaria, ecc.).

L’Anticipo Pensionistico (Ape)
Dopo la dovuta premessa, cerchiamo di capire in cosa consiste la novità.
Dal 1.05.2017, ed in via sperimentale fino al 31.12.2018, viene reso possibile l’accesso all’anticipo pensionistico – Ape – con almeno 63 anni di età, quindi con un massimo di 3 anni e 7 mesi di anticipo rispetto alla maturazione del requisito anagrafico normalmente previsto, attraverso un prestito che viene concesso per tale periodo, pagabile per 12 mensilità all’anno, in sostituzione della pensione e che verrà restituito mensilmente, in 20 anni, mediante trattenuta sulle rate di pensione, a partire dal momento dell’effettivo pensionamento.
L’Ape potrà essere richiesto dai lavoratori dipendenti, nonché dagli iscritti alla Gestione Separata Inps, che oltre al requisito anagrafico appena descritto possano vantare anche almeno 20 anni di contributi.
Ma non basta: l’anticipo non potrà essere concesso nel caso in cui l’importo della pensione al netto della rata di ammortamento (restituzione) del prestito dovesse risultare inferiore a 1,4 volte il trattamento minimo (cioè, ai valori attuali, inferiore a circa € 702,00 mensili).
Il prestito è coperto da una polizza assicurativa obbligatoria contro il rischio di premorienza.

Cosa fare?
A partire dal 1.05, gli interessati che vorranno accedere all’Ape dovranno innanzitutto presentare la domanda di certificazione del diritto all’Inps, il quale dovrà verificare e certificare il diritto e dovrà comunicare al richiedente l’importo minimo e massimo della rata di anticipo concedibile. Conseguita la certificazione e fatte le dovute considerazioni circa l’eventuale convenienza, l’interessato potrà così, se lo vorrà, presentare la domanda di anticipo pensionistico con contestuale presentazione della domanda di pensione di vecchiaia (che, come detto, sarà liquidata al raggiungimento dei requisiti anagrafici e contributivi normalmente previsti). Bisognerà fare attenzione prima di prendere una decisione, in quanto queste domande non potranno essere revocate se non a seguito di un mancato conseguimento del prestito stesso.
Nella domanda di anticipo l’interessato dovrà indicare anche l’istituto finanziatore al quale dovrà essere richiesto il prestito nonché la compagnia di assicurazioni con la quale stipulare la polizza contro il rischio di premorienza, da scegliere tra gli istituti bancari ed assicurativi che stipuleranno un’apposita convenzione con i Ministeri dell’Economia e del Lavoro. Banca ed assicurazione prescelte dall’interessato, a loro volta, invieranno la documentazione di propria competenza al lavoratore ed all’Inps.
Il prestito concesso dall’istituto finanziatore costituisce a tutti gli effetti “credito al consumo”, pertanto gli obblighi di adeguata verifica della clientela risulteranno decisamente semplificati. Una volta concesso, il prestito decorrerà entro 30 giorni dal perfezionamento del contratto ed il relativo importo verrà erogato con cadenza mensile, per 12 volte l’anno.
Raggiunto il requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di vecchiaia, l’Inps erogherà la pensione al netto della rata di rimborso e provvederà a riversare l’importo così trattenuto all’istituto finanziatore.
È importante rilevare che l’importo mensile dell’Ape, in quanto semplice prestito, non sarà assoggettato a ritenute fiscali. Di converso, gli effetti della trattenuta operata sulle rate di pensione non rileveranno ai fini del riconoscimento di prestazioni assistenziali e previdenziali sottoposte alla verifica del reddito (come, ad esempio, le pensioni di reversibilità, ecc.).
Per rendere meno oneroso l’accesso all’Ape è previsto che il costo del prestito (oneri bancari e polizza assicurativa per il rischio morte) sia compensato mediante il riconoscimento, a favore del fruitore, di un credito d’imposta pari alla metà degli interessi e del premio assicurativo.

Valutazioni conclusive
L’Ape avrà successo o meno tra i potenziali fruitori?
è difficile dirlo, in quanto la scelta individuale sarà necessariamente influenzata da valutazioni squisitamente personali. Infatti, maggiore sarà l’importo di Ape mensile che verrà richiesto, minore sarà l’importo della rata di pensione che si percepirà al momento del pensionamento, a causa della restituzione rateale del prestito stesso. Un altro aspetto che richiederà un’adeguata valutazione riguarda la durata del prestito: più lungo sarà il periodo di concessione (come detto, minimo 6 e massimo 43 mesi) e più alto sarà l’importo da restituire che, pertanto, influirà negativamente sull’entità delle rate di pensione che si percepiranno nel corso dei 20 anni di restituzione. Si tratterà di individuare il delicato punto di equilibrio tra costi e benefici.
L’Ape, quindi, costituirà un ottimo strumento di flessibilizzazione del sistema pensionistico, che garantirà l’accesso al reddito in via anticipata rispetto al raggiungimento dei normali requisiti, ma che, se mal valutato, potrebbe comportare anche serie conseguenze per un lungo periodo successivamente al raggiungimento dell’agognata pensione.

Riguardo l'autore

Bruno Bravi

Bruno Bravi

Area: Diritto del lavoro