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Parco Regionale dei Cento Laghi



Il Parco Regionale delle Valli del Cedra e del Parma, meglio noto come Parco dei Cento Laghi è gestito dall’Ente Parchi del Ducato dell’Emilia Occidentale e occupa una porzione di circa 27.750 ha dell’Appennino parmense orientale. Il Parco comprende diverse fasce altimetriche, dalla verde e agricola collina (450 m s.l.m.) in corrispondenza del fondovalle del torrente Parma, fino ai massicci montuosi del crinale appenninico (1.650 m s.l.m.). 
Questo mosaico di paesaggi garantisce una notevole varietà di ambienti e un elevato grado di biodiversità pur trovandosi a pochi chilometri dall’area industrializzata della Pianura Padana.
Nato nel 1995 come Parco di Crinale dell’Alta Val Parma e Cedra, e riconfigurato poi nel 2009 e 2019 con ampliamento del proprio territorio verso valle, ha mantenuto l’obiettivo della tutela delle aree di crinale aggiungendo ad essa la missione di valorizzazione del paesaggio rurale di media montagna ricco di biodiversità, agricoltura, prodotti tipici, cultura e turismo. 
Inoltre la millenaria presenza dell’uomo e delle sue attività (agricoltura, allevamento, cultura, arte) è parte integrante del patrimonio paesaggistico con i numerosi borghi storici, antichi castelli e chiese romaniche.

Flora
Dal fondovalle fino a 1.000 m s.l.m. si alternano boschi misti di latifoglie per la produzione di legna e prati stabili per sfalcio e pascolo. Le specie principali che compongono i boschi misti sono cerro, carpino nero, acero campestre, sorbo, nocciolo, castagno; tra le specie erbacee più rilevanti troviamo l’endemica primula appennina. Dai 1.000 m s.l.m fino a circa 1.700 m s.l.m, i versanti sono invece rivestiti da boschi di faggio; nei punti più inaccessibili delle faggete sono conservati dei piccoli nuclei relitti spontanei di conifere quali abete bianco e tasso, testimonianza di boschi più estesi che popolavano i rilevi dopo l’ultima glaciazione. Il clima attuale più adatto al faggio e l’intervento dell’uomo hanno provocato la regressione di queste conifere. 
Questi rari relitti conservano un patrimonio genetico unico oltre che un serbatoio prezioso di biodiversità.
In alta quota lungo le sponde dei ruscelli e nelle conche glaciali è conservata la vegetazione tipica delle zone umide, soprattutto ecosistemi di torbiera.

Fauna
Tra le specie simbolo del Parco troviamo il lupo appenninico, in incremento spaziale e numerico come conseguenza dell’aumento delle popolazioni di prede (in particolare ungulati come caprioli, cervi e cinghiali) e del progressivo spopolamento della montagna.
Un’altra protagonista è senza dubbio l’aquila reale che da diversi anni ormai nidifica nelle poche e preziose pareti rocciose del Parco insieme a falco pellegrino, sparviere, gheppio, astore, poiana, ecc. Negli ambienti di bosco prevalgono invece assiolo, gufo reale, upupa, picchio rosso maggiore e picchio nero. I torrenti sono l’habitat perfetto del merlo acquaiolo, ormai raro. I mammiferi da segnalare oltre agli ungulati sono volpe, tasso, donnola, faina e puzzola mentre per quanto riguarda gli anfibi le specie più importanti sono rana rossa (agile, dalmatina), tritone crestato e salamandra pezzata. È segnalata anche la presenza della vipera, potenzialmente pericolosa per l’uomo. La specie ittica più diffusa è la trota fario ma la sopravvivenza dei pesci nei laghi d’alta quota è difficile a causa dell’isolamento e della scarsità di nutrienti.

Geomorfologia
Le glaciazioni avvenute nel Pleistocene (800.000-10.000 anni fa) hanno lasciato notevoli tracce sulle montagne appenniniche. Tutti gli specchi d’acqua presenti in questo Parco occupano il fondo di depressioni (circhi glaciali) scavate dai ghiacci del periodo würmiano, spesso sbarrate da cordoni morenici, ossia argini e valli disposti a semicerchio deposti da un ghiacciaio allo sbocco di una valle in zona pedemontana.

parco regionale dei cento laghi
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Arianna Ceresoli

Arianna Ceresoli

Area: Salute e benessere - Ambiente