Il lockdown ha creato problemi ad alcuni apicoltori, in molti casi però le api hanno beneficiato della nostra forzata reclusione ricordandoci, ancora una volta, che effettivamente siamo noi a disturbare la natura.
Il blocco della maggior parte delle attività ha infatti creato un ambiente più a misura d’ape. È stata innanzitutto interrotta l’ossessiva pulizia ai bordi delle strade, consentendo alle piante di crescere e fiorire, offrendo un’ulteriore e inaspettata fonte alimentare alle api e agli altri impollinatori. Queste aree circoscritte, ultima roccaforte di numerose specie vegetali, quasi ovunque sfrattate dal cemento e dall’agricoltura intensiva, possono ospitare centinaia di specie di piante selvatiche, che però abitualmente non fanno in tempo a fiorire e a riprodursi, a causa della pulizia.
La riduzione del traffico ha avuto un duplice impatto positivo: da un lato la carenza di automobili ha, inevitabilmente, comportato un calo delle collisioni mortali, dall’altro c’è stata una significativa diminuzione dell’inquinamento atmosferico. Lo smog non danneggia direttamente le api, influenza però l’intensità del profumo dei fiori.