Si fa un gran parlare, più che giustamente, di quanto il verde possa nutrire il nostro spirito, la nostra anima e il nostro benessere. Ma il verde può essere fondamentale anche per la nutrizione del nostro corpo, senza snaturare la sua vocazione ornamentale e paesaggistica.
Da decenni ormai si parla di giardini curativi ossia di aree verdi che sono in grado di portare beneficio sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista psicologico.
Le case di cura e gli ospedali si dotano dei cosiddetti healing gardens o giardini terapeutici per migliorare le condizioni di vita e accelerare il recupero dei propri ospiti. Ma le aree verdi non sono solo un nutrimento per lo spirito, bensì possono diventare una fonte di alimentazione per tutta la famiglia o per intere comunità.
Solo chi lo ha provato in prima persona sa quanto è piacevole e appagante addentare un frutto o un ortaggio derivante dal proprio orto, coglierlo al momento giusto, al perfetto grado di maturazione e, immediatamente, consumarlo. In questa semplice operazione si concretizza la fatica delle cure colturali che hanno portato all’auto-produzione di cibo, una delle più grandi soddisfazioni che si possono ottenere dalla coltivazione di un’area verde.
I prodotti coltivati in proprio non solo sembrano più buoni, ma lo sono! Questo perché non devono affrontare lunghi viaggi per arrivare alle nostre tavole, durante i quali è inevitabile che si perda qualche proprietà organolettica.
Non è un caso, quindi, se negli ultimi decenni è aumentato il numero di persone che mette a coltura un piccolo appezzamento, un angolo di giardino, qualche vaso sul terrazzo. Inizialmente, l’interesse dei più era rivolto alle piante da orto: i classici pomodori, le fresche insalate e qualche ortaggio particolare per insaporire le pietanze estive, magari con un tocco esotico. Negli ultimi anni, invece, sono sempre di più i clienti che chiedono di avere alberi da frutto, segno di un ulteriore interesse nella produzione di quanto si mette nel piatto. Un interesse che può sorgere all’interno di una famiglia ma che, spesso, riguarda gruppi di amici o, addirittura, colleghi di lavoro che si trovano a condividere uno spazio aperto nei pressi dell’ufficio o del sito produttivo dove sono impiegati.
Ortaggi, le “edible ornamental plants” per eccellenza
Agli anglosassoni piace inventare categorie e così hanno introdotto il concetto di edible ornamental plants ossia di specie vegetali che presentano caratteristiche ornamentali o paesaggistiche e che, al contempo, possono essere fonte di alimentazione. Parimenti, parlano anche di edible landscape ossia di paesaggi da mangiare.
Forse non ci abbiamo mai pensato ma sono numerosi gli ortaggi che hanno un buon aspetto ornamentale. Una delle mie piante preferite, a questo proposito, è sicuramente la melanzana che, peraltro, è spesso ignorata dalla fauna selvatica. Si tratta di una specie dotata di una fioritura interessante con grandi fiori a campanella che, dopo la fecondazione, sviluppano frutti contraddistinti da colorazioni che possono andare dal bianco al viola molto scuro, a seconda delle varietà.
Un secondo ortaggio ben conosciuto e molto accattivante, specialmente se curato con attenzione, è il pomodoro, in particolare nelle sue varietà rampicanti. Il fiore non è molto appariscente ma i frutti, soprattutto nelle cultivar a grappolo, possono offrire spunti interessanti sotto il profilo ornamentale e paesaggistico.
Una simile resa decorativa può essere fornita anche da una specie affine come il peperone, disponibile in numerose varietà e, per giunta, con diverse colorazioni (verdi, gialle e rosse le più diffuse).
In ogni caso, quando si lavora con le specie erbacee da orto, è bene prestare attenzione agli aspetti fitopatologici. Per evitare problemi di carattere fitosanitario, infatti, è opportuno evitare concentrazioni di specie affini dal punto di vista botanico in modo da ridurre la probabilità che inoculi fungini si possano accumulare nel terreno o tra i residui della vegetazione. Molto meglio procedere alla messa a dimora delle piante edibili all’interno di bordure miste dove, per inciso, le piante da fiore possono costituire un elemento attrattore degli insetti, riducendo in parte i rischi derivanti da parassiti.
Fiori e frutti
I frutti non possono mancare in un giardino che punta a fornire soddisfazioni dal punto di vista alimentare oltre che visivo e contemplativo. La frutta fresca come ciliegie, pesche, fichi e cachi è un elemento imprescindibile di un simile assetto vegetazionale e può fornire nutrimento e colore per buona parte dell’anno, dalla primavera all’autunno inoltrato. Nel periodo invernale, poi, è possibile contare sulla frutta a guscio, a partire dai noccioli (se non si dispone di molto spazio) sino ai noci o ai mandorli a seconda del clima locale.
Infine, per chiudere il cerchio stagionale, i piccoli frutti - ormai immancabili sulle nostre tavole - possono essere coltivati anche con il supporto di modesti tunnel o serre nei mesi più freddi in modo da avere fragole e mirtilli già sul finire della primavera. Una possibilità ulteriore per inserire specie interessanti anche fuori areale è quello di utilizzare piante in vaso: il più classico degli esempi è quello degli agrumi, spesso limoni o mandarini. Posti in grandi vasi dotati di ruote, possono essere spostati all’aperto per adornare le aree pranzo, svago o piscina e, quindi, essere ricoverati in serre o locali luminosi dell’abitazione nel corso dell’inverno.
Da non trascurare, poi, i fiori edibili. Non esistono solo camomilla, menta e basilico: si possono mangiare anche iris, Hemerocallis, primula, rosa e tulipano. Molti di questi possono davvero cambiare l’aspetto delle insalate estive e stupire i nostri ospiti! L’importante, ovviamente, è evitare qualsiasi tipo di trattamento fitosanitario.
Attenzione agli animali selvatici
È certamente vero: se decidiamo di realizzare un giardino con un elevato grado di biodiversità - come indubbiamente deve essere un giardino ricco di piante commestibili - abbiamo a cuore la nostra alimentazione ma anche la volontà di supportare la componente animale che vive nei pressi della nostra abitazione. Insetti e uccelli sono tra i principali beneficiari di un giardino “biodiverso” ma, certamente, molti altri animali possono essere attratti dalle piante eduli. Pertanto, a seconda degli intorni della nostra abitazione, dobbiamo prestare attenzione ad alcuni dettagli. Per esempio, se abitiamo nei pressi di un grande parco pubblico o di una piccola area boscata potremmo avere la gradita o sgradita sorpresa (dipende dalle nostre finalità) di trovare le nostre edible plants sgranocchiate da qualche scoiattolo. Se invece abitiamo in aree prossime a zone rurali è più probabile che siano dei piccoli conigli a invadere il giardino alla ricerca di fonti sicure e variegate di vegetali. Ma il peggio (o il meglio, ancora una volta a seconda di ciò che vorremmo ottenere) potrebbe arrivare per chi abita nei pressi di aree a elevato contenuto naturalistico, per esempio un grande bosco in zona montana, ove si potrebbe assistere ai risultati dell’attrazione fatale tra i cervi e la famiglia botanica delle brassicacee (cavoli e cavolfiori).
Qualora non fosse nostra intenzione coltivare piante ornamentali commestibili per l’esclusiva gioia degli animali selvatici, possiamo adottare qualche accorgimento per ridurre le possibilità di vedere il nostro giardino mangiucchiato da qualche buongustaio non invitato al banchetto. Una prima attenzione è quella di evitare la coltivazione dei teneri piselli o dei pomodori, ortaggi molto appetiti alla fauna selvatica. Si tratta certamente di una rinuncia importante, forse eccessiva. Ecco allora che possiamo utilizzare degli stratagemmi di tipo diretto per evitare l’ingresso agli animali selvatici, perlomeno a quelli di maggiori dimensioni. Un ottimo deterrente è infatti costituito dall’uso di piante spinose che, per rimanere in ambito anglosassone, sono spesso parte integrante delle cosiddette living fences, le “recinzioni viventi”.
A seconda dei luoghi dove abitiamo possiamo pensare all’uso di piante come Pyracantha, Berberis oppure, osando un po’ di più, di Poncirus trifoliata. Quest’ultimo, in particolare, è un grande arbusto dotato di una fioritura molto ornamentale ma anche di spine molto efficaci, tanto che il suo uso, per lo meno in ambito pubblico, è stato sensibilmente ridotto nel tempo.