Sono il riferimento per il soccorso degli animali selvatici vittime di incidenti o in difficoltà per le ragioni più diverse. Importante quindi che possano svolgere in modo efficiente il loro compito, anche con il supporto della politica
A molti sarà capitato di imbattersi in un animale selvatico in difficoltà, magari nel posto in assoluto più pericoloso: la strada. Cosa fare in questi casi? A chi rivolgersi? I Cras - Centri, di recupero per animali selvatici, come vedremo, esistono proprio per questo. I Cras teoricamente sono presenti in tutta Italia e costituiscono o dovrebbero costituire un punto di riferimento per gli enti pubblici, i cittadini e le associazioni protezionistiche, ma in alcune zone del Paese sarebbe sicuramente necessario potenziare il loro servizio. In questo articolo illustriamo come funzionano e di cosa avrebbero bisogno per essere più efficienti nel soccorso degli animali, nella difesa della biodiversità e nell’attività di informazione.
Un po’ di storia
I primi centri di soccorso degli animali selvatici sono nati alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso ed erano specializzati soprattutto nella cura e reintroduzione nell’ambiente di uccelli, in particolare i rapaci. Col tempo il loro numero è aumentato e l’assistenza si è estesa anche a mammiferi, anfibi e rettili. Si trattava però ancora di iniziative per lo più private, con gestione spesso condotta da associazioni ambientaliste. La svolta è avvenuta con la L. 11.02.1992, n. 157 («Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio»), che ha delegato a Regioni e Province autonome, la regolamentazione delle attività di soccorso della fauna selvatica. In assenza di indicazioni più specifiche, con la delega ogni ente ha provveduto a legiferare in proprio e per queste ragioni oggi il quadro nazionale si presenta estremamente eterogeneo. In ogni caso l’obbligo di soccorso esiste, come ricorda l’art. 1 della Legge: «La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale».
L’art. 4, come accennato, demanda alle Regioni l’obbligo di emanare norme relative al soccorso, alla detenzione temporanea e alla successiva liberazione della fauna in ambienti naturali.
I compiti dei Cras
I Cras si occupano principalmente dell’attività di conservazione, un complesso di misure necessarie per mantenere o ripristinare in uno stato soddisfacente gli habitat naturali e le popolazioni di fauna e flora selvatiche. Questa consiste in diverse azioni: il soccorso di animali, la loro cura, la reintroduzione in natura quando possibile, anche in collaborazione con altri enti e associazioni ambientaliste e di tutela degli animali. Oltre alla cura degli animali feriti e incidentati, all’assistenza a cuccioli orfani, ai pulli caduti dal nido e a eventuali animali esotici che vengono ricoverati momentaneamente, i Cras svolgono anche un prezioso lavoro di raccolta di dati per la ricerca scientifica, soprattutto monitorando la fauna selvatica. Sono anche un punto di riferimento per l’educazione ambientale e la sensibilizzazione dei cittadini rispetto alla presenza di animali sul territorio e alle norme di comportamento da seguire per garantire loro una tutela. Molte scuole, università e associazioni possono organizzare visite per osservare da vicino il lavoro che si svolge nei centri. Si tratta di occasioni preziose anche per reclutare nuovi volontari di cui i Cras hanno sempre bisogno, in quanto i lavori da fare per permettere al centro di funzionare al meglio sono sempre tanti.
Soccorso di un selvatico e trasporto al Cras
Sia l’intervento di primo soccorso sia il trasporto dell’animale selvatico presso le strutture deputate al recupero della fauna selvatica sono essenziali per aumentare le possibilità di successo dell’operazione. Il soccorso di un qualsiasi animale ferito è un obbligo per ogni cittadino e un intervento immediato può salvargli la vita. Ma le cose si complicano se ad avere bisogno di aiuto sono animali selvatici (uccelli, volpi, caprioli, ricci, ecc.), specie difficilmente abituate alla presenza dell’uomo, per le quali anche un maldestro contatto potrebbe diventare fatale.
Che fare allora?
- È senz’altro necessario segnalare la presenza dell’animale in difficoltà a eventuali automobilisti di passaggio, prevenendo così il pericolo che venga investito.
- È essenziale, poi, osservare la situazione prima di avvicinarsi troppo. Potrebbe trattarsi infatti di un falso allarme: per esempio, specialmente nella stagione primaverile, molti uccelli che stanno imparando a volare potrebbero dare l’impressione di essere caduti dal nido o essere feriti, mentre in realtà i genitori li tengono sotto controllo a distanza.
- È invece importante intervenire se l’animale presenta ferite, sanguina, si muove in modo anomalo, facendo innanzi tutto una segnalazione alle autorità competenti (Carabinieri forestali al 1515 o Polizia provinciale locale) e contemporaneamente individuare il Cras più vicino, dal quale si potranno ricevere le prime istruzioni per intervenire nel modo corretto.
Il consiglio è sempre quello di non toccare l’animale, utilizzando possibilmente un panno o dei guanti per evitare di lasciargli addosso il proprio odore. Ma anche per ragioni di sicurezza, in quanto un animale ferito può diventare aggressivo. |
- Il trasporto, inoltre, deve avvenire nella massima sicurezza del conducente. Ecco perché, nel caso di animali incidentati di taglia grande, è necessario ricevere l’aiuto di personale specializzato e munito di apposita attrezzatura per il trasporto.
Criticità... di stagione
Non esistono periodi di tregua e riposo per gli operatori dei Cras.
L’autunno, stagione di caccia, li vede impegnati quasi esclusivamente nel recupero di animali feriti e impauriti e gli ospiti sono sempre molto numerosi. Quando ci avviciniamo all’inverno a richiedere attenzioni sono soprattutto gli animali che si preparano al letargo. Nel caso si vedessero ricci, scoiattoli o ghiri feriti o frastornati che camminano in modo anomalo è importante segnalare la loro presenza, consentendo agli addetti del mestiere di preparare un ricovero opportuno. Lo stesso deve fare un cittadino che trovasse nella sua proprietà animali selvatici in difficoltà o disorientati. Con temperature invernali molto rigide i Cras possono anche provvedere a dare assistenza ai selvatici affamati o infreddoliti, creando ricoveri idonei e portando cibo adatto per sfamarli.
Un altro momento delicato è la primavera con il risveglio dal letargo, quando gli animali, addormentati per lunghi mesi, riprendono gradualmente la normale attività. In questa fase gli sbalzi di temperatura sono una minaccia più grande del freddo: se il tepore è anticipato ma sopraggiunge poi una gelata improvvisa, gli animali saranno impreparati fisicamente, e aumenta per loro il rischio di non sopravvivere e di cadere vittima di incidenti che richiedono un pronto soccorso.
La primavera, poi, è la stagione che vede schiudersi le uova di tutte le specie di uccelli, tanto che in questo periodo sono vietati lavori di potatura e sistemazione del verde senza prima aver verificato che non ci siano nidi, per evitare autentiche stragi perseguibili per legge. |
Infine, in ogni stagione il rischio per gli animali selvatici, dai mammiferi agli uccelli, dagli anfibi ai pesci, è quello di ingerire oggetti di plastica, ami, lenze, rifiuti per comportamenti incivili delle persone: in questi casi il soffocamento e l’avvelenamento sono sempre in agguato e richiedono un pronto intervento.