Da mesi è allarme nel Pantanal, la più grande zona umida tropicale nel mondo, il cui territorio si estende tra Brasile, Uruguay e Bolivia. In una reazione a catena le alte temperature, unite alle scarse precipitazioni dei mesi scorsi, hanno reso più secco il terreno e la vegetazione e indebolito la portata dei fiumi della regione; la conseguenza è stata che la zona era più vulnerabile agli incendi, sia naturali, sia dolosi. La stagione degli incendi, iniziata prima del previsto a giugno, sta tuttora distruggendo gli habitat di numerosi animali considerati già a rischio estinzione, come i pappagalli ara giacinto, i formichieri giganti, i giaguari, il tapiro sudamericano.
Da giugno ai primi di settembre i satelliti dell’Istituto nazionale di ricerche spaziali hanno registrato 8.276 focolai (sono 9.175 quelli registrati da inizio del 2024). Secondo l’allarme lanciato da Greenpeace Brasil si stima molto probabile che “l’area bruciata superi i 2 milioni di ettari entro la fine del 2024”, con un danno enorme per la biodiversità dell’intera zona.