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Gli autovelox in Italia

Origini, tipologie e novità da giugno 2024

Gli autovelox sono sempre più utilizzati per contribuire a ridurre la velocità del traffico, rendendo così le strade più sicure. Tuttavia, questi dispositivi posizionati strategicamente sono spesso temuti e criticati dagli automobilisti. Ma quando è nato il primo autovelox? Quali tipologie di autovelox esistono? E, soprattutto, quali sono le novità da quest'anno?


Origini
Ideatore e primi autovelox
L’olandese Maurice “Maus” Gatsonides, pilota di rally, aveva concepito un apparecchio, negli anni ‘50, con l’idea di misurare la sua velocità in curva, dando così origine al primo autovelox. 
Ab origine il dispositivo era stato ideato dall’olandese nel tentativo di misurare e migliorare le proprie prestazioni e guidare ancora più velocemente, riuscendo così a diventare il primo pilota di rally a livello mondiale. 
Il primo sistema di Gatsonides per misurare la velocità era piuttosto rudimentale: utilizzava due tubi pneumatici distanziati l’uno dall’altro su un tratto di strada o di pista. Erano collegati a una scatola di cronometraggio elettronica che misurava l’intervallo tra il passaggio dell’auto che correva sul primo e sul secondo tubo, calcolando così la velocità del veicolo.
Nel 1964 e nel 1971, si introdussero sistemi basati su radar che non solo potevano misurare la velocità con precisione, ma anche essere attivati da un’auto che passa con il semaforo rosso.

Tipologie autovelox

Novità da giugno 2024
Da chi possono essere installati?
Sulle strade diverse da autostrade ed extraurbane principali gli autovelox, fissi o mobili, potranno essere installati solo dal Prefetto, con apposito decreto e solo in particolari condizioni quali:
1. situazioni in cui la violazione non è contestabile immediatamente; 
2. nelle strade con: 
  • elevato livello di incidentalità derivante dalla velocità nel quinquennio precedente;
  • documentata impossibilità o difficoltà di procedere alla contestazione immediata;
  • presenza di velocità operative dei veicoli mediamente superiori rispetto ai limiti consentiti.

Dove possono essere installati?
Strade Urbane
1. Gli enti dovranno preferire i dossi rallentatori rispetto agli autovelox.
2. Si potranno utilizzare solo se il limite di velocità non è inferiore:
  • a 50 km/h sulle strade urbane di scorrimento,
  • a 30 km/h sugli itinerari ciclopedonali.
3. Tra due autovelox consecutivi dovranno esservi almeno 1.000 metri sulle strade urbane di scorrimento e 500 metri sulle strade di quartiere e urbane locali.
4. La distanza tra segnale del limite e autovelox non potrà essere inferiore a 200 metri per le strade urbane di scorrimento e a 75 metri su tutte le altre.

Strade Extraurbane
1. Si potranno usare solo dove il limite di velocità non è inferiore di oltre 20 km/h rispetto a quello massimo previsto dal codice per quel tipo di strada. Ad esempio in una strada extraurbana dove è previsto il limite di velocità a 90km/h non si può installare l’autovelox se c’è un cartello che fissa il limite a 60 km/h.
2. Tra il segnale che impone il limite di velocità e il dispositivo dovrà esservi almeno 1 km di distanza.
3. Tra due diversi dispositivi dovranno esservi almeno 4 chilometri sulle autostrade, 3 km sulle strade extraurbane principali e 1 km sulle altre strade.

Gli autovelox in Italia

Riguardo l'autore

Paola Giordani

Paola Giordani

Area: Analisi di bilancio - Fisco