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Foliage, dipingere con gli alberi

La Provincia autonoma di Trento è stata una delle prime aree italiane a predisporre un piano di comunicazione e di promozione volto alla valorizzazione dei paesaggi autunnali. Un chiaro esempio del successo turistico e culturale del cosiddetto foliage, fenomeno che possiamo riprodurre anche nel giardino di casa.


Un tempo la montagna era vissuta soprattutto durante le stagioni invernali ed estive, mentre scarso era l’interesse per le stagioni intermedie, autunno in testa. Per questo motivo, in più di una località turistica, sono sorte iniziative culturali legate al patrimonio storico delle valli oppure all’enogastronomia e ai prodotti tipici del territorio, nonché sono state implementate tutte le possibili collaborazioni tra i vari soggetti della filiera turistica locale. Per molto tempo, quindi, è stato sottovalutato, per non dire dimenticato, un patrimonio di grande importanza paesaggistica e naturalistica: i magnifici colori autunnali che caratterizzano molte località di media e alta montagna.
Sono davvero molte le Regioni italiane dove si possono svolgere piacevolissime passeggiate all’aria aperta per apprezzare i colori dell’autunno. Nei boschi dei monti biellesi, per esempio, tra mulattiere e ponti medievali, si cammina avvolti dalle fiammate dei faggi secolari. Oppure in Val Ferret, sotto l’occhio vigile del Monte Bianco, area nella quale i larici pennellano i versanti delle montagne, in particolare lungo i sentieri che conducono al rifugio Bonatti.
Anche nelle Regioni del centro Italia si possono naturalmente osservare spettacolari foliage. Non hanno certo bisogno di presentazioni le foreste casentinesi, in provincia di Arezzo: la cima del Monte Penna è un osservatorio privilegiato per godere appieno di un’incredibile esperienza emozionale.
La Foresta Umbra – in provincia di Foggia, non tragga in inganno la denominazione – ospita esemplari notevoli di faggi, querce e aceri che, nei mesi autunnali, assumono colorazioni decisamente calde, esperienza che si può vivere anche nella Sila catanzarese dove la presenza del castagno aggiunge tonalità ulteriori al già ricco foliage dei boschi meridionali.
Ma tornando al nord, l’incanto collettivo per i colori autunnali si manifesta appieno nel “treno del foliage”, convoglio che da metà ottobre a inizio novembre percorre la ferrovia Vigezzina-Centovalli, linea che collega la piemontese Domodossola con la svizzera Locarno. Un viaggio lento – due ore per percorrere una cinquantina di chilometri – ma non è certo la velocità che interessa i passeggeri di questi convogli, quanto piuttosto la completa immersione nei colori della natura, una lenta transizione dall’alto Piemonte alla sponda svizzera del lago Maggiore.


I benefici del foliage
Quadri dai colori accesi, foreste tanto fresche e brillanti in estate quanto calde e accoglienti in autunno, boschi che migliorano la qualità della nostra vita.
Ecco perché siamo tanto attirati dalle aree verdi in autunno. Passeggiare su un morbido tappeto di foglie, osservare il sole che a sprazzi fa capolino tra le chiome ancora folte di querce e faggi, apprezzare i profumi del sottobosco: sono tutte azioni che, oltre a migliorare l’ossigenazione del sangue, riducono lo stress, l’ansia e la depressione.
Concedersi una passeggiata in montagna nel fine settimana – o una breve sosta in un parco cittadino durante la pausa pranzo – è un modo perfetto per ricaricarsi rapidamente di energia, contemplando il magnifico e casuale intreccio di colori.
I benefici e la rilassatezza derivanti dal foliage possono essere replicati anche in giardino o sul terrazzo, basta avere l’accortezza di scegliere le piante giuste sia per dimensioni sia, ovviamente, per colorazione autunnale del fogliame.

Il foliage in giardino
Partiamo dagli alberi: sono molte le specie che possono dare grandi soddisfazioni cromatiche in questi mesi. Uno fra tutti, per chi ha sufficiente spazio, il faggio. Albero maestoso dalla chioma ampia e ramificata, si caratterizza per una corteccia liscia di colore grigio. In autunno il fogliame, altrimenti di colore verde intenso, assume colorazioni dai toni giallo-aranciati.
Si tratta ovviamente di un albero di prima grandezza che richiede molto spazio soprattutto in considerazione del fatto che la sua chioma assume un portamento allargato con ramificazioni suborizzontali sin quasi dalla base. Purtroppo il faggio soffre le temperature elevate e la radiazione solare diretta, soprattutto se sono necessarie potature – sempre deleterie su questa specie –, in quanto la corteccia è molto sottile e tende a “scottarsi” con facilità, compromettendo la funzionalità dei tessuti sottostanti e aprendo la via a patogeni fungini. Non è quindi una specie molto adatta agli ambienti di pianura né, per certi versi, agli ambienti cittadini.
Per ovviare alle limitazioni del faggio, che certamente si trova più a suo agio in collina, è possibile ricorrere a specie che, negli ultimi anni, hanno dimostrato una grande adattabilità agli ambienti urbani, nonché una notevole resistenza all’atmosfera cittadina e a diverse emergenze fitosanitarie. Due casi eclatanti sono l’ormai diffuso liquidambar (di solito si trova la specie Liquidambar styraciflua, ma esistono anche L. formosana e L. orientalis) e Liriodendron tulipifera. Entrambi sono alberi di prima grandezza a portamento espanso, con foglie dalle forme caratteristiche e dai toni autunnali rosso acceso (liquidambar) e giallo dorato (liriodendro).
Chi non disponesse di un giardino sufficientemente grande per ospitare queste specie può ricorrere alle loro varietà fastigiate; il foliage è assicurato ma l’architettura è decisamente più assurgente: i rami sono inseriti con angoli stretti sul fusto con la conseguenza di adeguarsi anche a giardini e cortili relativamente contenuti. Lo stesso vale per il celebre Ginkgo biloba ‘Fastigiata’, pianta di grande rilevanza paesaggistica che, a partire dal mese di ottobre, inizia a formare un tappeto di foglie, doratissime e persistenti, ai piedi della chioma.
Se lo spazio a disposizione è ridotto, o se si preferisce evitare piante a elevato sviluppo verticale, si possono introdurre specie di seconda o terza grandezza quali Koelreuteria paniculata, dalla curiosa foglia imparipennata, o Parrotia persica, disponibile nei vivai sia allevate ad alberello sia nella forma ad arbusto. Entrambe queste specie, se trovano le migliori condizioni, possono raggiungere altezze di oltre 10 metri e ampiezza della chioma considerevole ma, molto spesso, si limitano a 5 o 6 metri di altezza e 3 o 4 di larghezza.
Chi dispone di un fazzoletto di terra o di un terrazzo non deve tuttavia disperare. Il foliage lo si può ricreare anche con specie arbustive a portamento decisamente contenuto. Tra queste mi piace ricordare Fothergilla gardenii, un arbusto poco diffuso che, di norma, è relegato ai giardini botanici. In realtà si tratta di una specie dalle grandi potenzialità, non solo per il colore autunnale delle foglie, ma anche per la fioritura tardo invernale a “pon pon” e per la capacità di adattarsi a condizioni di luminosità ridotta.
C’è poi una pianta tipicamente planiziale, ormai poco adoperata, forse perché considerata quasi “banale”: il carpino bianco. Un albero di poche pretese, che si autolimita pur di non disturbare in giardino e si accontenta di assumere il ruolo di siepe formale. Non ha nemmeno un fogliame autunnale appariscente; le foglie una volta seccate, permangono marroncine sui rami per l’intero inverno. Eppure Carpinus betulus può regalare interessanti cromie, in particolare nel momento in cui la luce radente dell’inverno lambisce le sue foglie arricciate, restituendo insospettabili riflessi aranciati che riflettono il calore del crepuscolo in tutto il giardino.

Riguardo l'autore

Luca Masotto

Luca Masotto

Area: Orto e giardino