L’ecocidio è un crimine contro il Pianeta - e, di conseguenza, contro piante, animali ed esseri umani che lo abitano - che provoca gravi danni agli ecosistemi, al clima, alla cultura e allo stile di vita delle comunità. Fino a oggi, però, è sempre mancata una definizione legale di ecocidio, indispensabile per far sì che esso venga perseguito dalla Corte penale internazionale. A colmare questo vuoto ha provveduto una squadra di giuristi.
Eccola: “Ai fini del presente Statuto, per ‘ecocidio’ si intendono gli atti illeciti o sconsiderati commessi con la consapevolezza che esiste una sostanziale probabilità di causare danni gravi, diffusi o di lunga durata all’ambiente, causati da tali atti”. Questa è la definizione legale di ecocidio che gli esperti, riuniti nella coalizione “Stop ecocide”, chiedono di inserire nello Statuto di Roma, cioè il trattato che definisce i principi, la giurisdizione, la composizione e le funzioni della Corte penale internazionale. Se la proposta venisse approvata, sarebbe il primo reato aggiunto dal 1945. Ad oggi ricadono nella giurisdizione della Corte solo i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità, il genocidio e il reato di aggressione; i danni ambientali possono essere perseguiti soltanto se avvengono durante un conflitto armato.
Ora servono altri passaggi per rendere l’ecocidio un crimine internazionale. Innanzitutto, ciascuno dei 123 Stati che hanno ratificato o aderito allo Statuto di Roma potrà proporre un emendamento. Dopodiché, la modifica dovrà essere sottoposta alla prossima assemblea della Corte penale internazionale, dove per l’approvazione servirà una maggioranza dei 2/3.