Da ottobre infatti ogni diamante a partire da 0,18 carati – registrato singolarmente – sarà dotato di una “carta d’identità”. Ovvero, l’acquirente saprà da quale Paese proviene, dove è stato tagliato, lucidato, classificato, certificato e poi montato su un gioiello.
Tiffany, che possiede cinque laboratori di lavorazione dei diamanti in Belgio, Mauritius, Botswana, Vietnam e Cambogia, diventa pertanto il 1° gioielliere di lusso a compiere questo importante passo avanti dal punto di vista della trasparenza. Ha investito molto nella gestione della propria catena di distribuzione, ogni fase della creazione dei suoi gioielli rispetta, infatti, sia l’ambiente sia i lavoratori, garantendo sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro e parallelamente lo sviluppo economico delle comunità.