Usare la biomassa legnosa come combustibile è un'ottima opportunità, i boschi sono una risorsa, sono energia in crescita disponibile localmente.
La CO2 prodotta dalla combustione è la stessa che la pianta ha immagazzinato nel corso della sua vita. Pertanto si considerano zero emissioni di CO2.
Se confrontiamo i costi dei combustibili risulta evidente il risparmio che si può ottenere usando la legna come combustibile. Allora qual è il problema?
La CO2 prodotta dalla combustione è la stessa che la pianta ha immagazzinato nel corso della sua vita. Pertanto si considerano zero emissioni di CO2.
Se confrontiamo i costi dei combustibili risulta evidente il risparmio che si può ottenere usando la legna come combustibile. Allora qual è il problema?
L’impatto sull’ambiente
La risposta sta nella produzione, legata alla combustione, di polveri nocive alla salute, le famose Pm 10 e le ancor più pericolose Pm 2,5.
I temi delle emissioni e della qualità dell’aria che respiriamo sono al centro del dibattito e nei prossimi anni non ci sarà attività umana che non dovrà fare i conti con questo problema.
Qualsiasi combustione produce sostanze nocive alla salute o climalteranti, l’obiettivo sta nel portarle ad una quantità accettabile per il pianeta. |
In termini molto sommari, per fare un esempio, ogni ettaro di bosco è in grado di assorbire 9 tonnellate di CO2 che è la produzione annuale di ogni abitante dell’Italia, perciò basterebbero 60 milioni di ettari per pareggiare i conti: peccato che in Italia gli ettari di bosco siano solo 11 milioni.
Si comprende che per affrontare il tema delle emissioni di CO2 si deve intervenire su vari fronti riducendo le emissioni.
Lo stesso principio vale per la legna che come dicevamo pur pareggiando i conti per le emissioni di CO2 produce polveri climalteranti.
I componenti da verificare
Per comprendere la situazione dobbiamo analizzare tutta la filiera nella sua composizione e nel ruolo di ogni componente.
I componenti che dobbiamo analizzare sono l’involucro, il combustibile, l’apparecchio, l’impianto fumario, la gestione e la manutenzione.
Evidentemente il primo tema da affrontare è l’involucro.
Ridurre il fabbisogno energetico sia di riscaldamento che di raffrescamento, utilizzando prodotti naturali a base di legno prodotto strappando dall’atmosfera l’anidride carbonica grazie alla fotosintesi clorofilliana è la prima importante riduzione delle emissioni.
Il combustibile è il secondo tema: la legna deve essere bruciata solo quando ha raggiunto un grado di umidità inferiore al 20% diversamente una grande quantità di energia sarà utilizzata per far evaporare l’acqua contenuta con una riduzione notevole del rendimento e una produzione di residui carboniosi nei camini molto difficili da rimuovere.
Perciò deve essere accatastata in luogo adeguato, coperto e ventilato.
La legna deve essere prodotta localmente.
Il bosco coltivato oltre al controllo idrogeologico del territorio può dare un importante ritorno in termini di fruibilità turistiche.
Non deve fare migliaia di chilometri per arrivare nelle nostre case. |
L’impianto
La scelta dell’impianto in funzione delle proprie necessità ha un ruolo determinante nella riduzione dei consumi: esso deve essere in grado di realizzare la migliore combustione possibile riducendo le fasi transitorie. In un impianto a biomassa il ruolo del camino è fondamentale non solo perché permette l’evacuazione dei prodotti della combustione ma perché crea la depressione necessaria per portare in camera di combustione la giusta quantità di ossigeno necessario per l’ossidazione del carbonio.
In eccesso d’aria avremo una temperatura più alta in canna fumaria con diminuzione del rendimento, mentre in difetto d’aria avremo una combustione incompleta con un’alta produzione di CO (monossido di carbonio) e di incombusti.
La modalità di utilizzo dell’impianto ha altresì un ruolo fondamentale nel ridurre le emissioni, alcuni accorgimenti sono l’accensione dell’alto, l’uso corretto della regolazione dell’aria comburente e la scelta dell’apparecchio in funzione alle esigenze.
Per ultimo la presenza di fuliggine oltre ai temi legati alla sicurezza produce una modifica sostanziale della geometria del camino sia in termini di misure che di rugosità modificando il tiraggio e di conseguenza le condizioni stabilite dal progetto.
Sono sufficienti 3 mm di fuliggine per avere una differenza di tiraggio del 10%.
Concludendo possiamo affermare che se ogni componente fa la sua parte è possibile ridurre sensibilmente la produzione di sostanze inquinanti e climalteranti. Per fare questo bisogna portare l’educazione energetica alla base: il consumatore deve essere in grado di scegliere e di gestire l’impianto e l’installatore e il manutentore devono essere formati per rispondere con professionalità.