Secondo i dati dell'Istituto per la Ricerca Sociale di Milano, le assistenti familiari – comunemente conosciute come “badanti” – che operano in Italia sono circa 774.000; il dato è in costante aumento, dato che, per ragioni di lavoro o di precedenti scelte di vita, molti sono gli italiani che necessitano di un aiuto per assistere a domicilio un parente anziano o malato. La questione è molto delicata: non è facile per l'anziano accettare che qualcuno di esterno alla propria famiglia si affianchi a lui e si intrometta nella sua routine, così come non è semplice nemmeno per i famigliari trovare una figura che abbia sia la competenza che la sensibilità di assistenza necessarie a mantenere un equilibrio non stressante e duraturo. Vediamo insieme alcuni consigli per chi sta pensando di avvalersi di una figura simile.
Elenchi territoriali
Nonostante la sempre maggiore diffusione di assistenti familiari, questa figura professionale non è ancora stata regolarmente inquadrata: non esiste, infatti, un vero e proprio albo e nemmeno delle strutture o agenzie che facciano da mediatrici tra lavoratori e datori di lavoro/assistiti.
Esistono però, in alcune Regioni, elenchi appositi a cui iscriversi per chi decide di intraprendere questa professione. La prima mossa, quindi, è quella di recarsi ai servizi sociali del Comune di residenza per chiedere tali informazioni.
Valutare le competenze
Le lavoratrici straniere che nel loro Paese di origine hanno seguito una formazione sul lavoro di assistenza costituiscono il 18%, a cui si aggiunge il 12% di persone formate nel nostro Paese. Per il restante 70%, che non può fornire certificati che attestino le competenze, dobbiamo chiedere e verificarne le referenze.
Conoscenza della lingua e del territorio
Sembra un aspetto da poco, ma la conoscenza della lingua, del territorio e delle strutture è indispensabile per assistere un malato, sia per rispondere prontamente a un’emergenza o a un inconveniente sia per accompagnare l’assistito nelle passeggiate o nelle strutture per eventuali cure o riabilitazioni.
Propensione e motivazione
È molto importante capire ed esaminare non solo le capacità strettamente legate alla professione ma anche la reale motivazione a svolgere i compiti legati ad essa, essendo un lavoro che si basa sulla pazienza e sulla capacità di entrare in sintonia con l’assistito.
Sempre secondo lo studio dell’Istituto per la Ricerca Sociale di Milano citato in apertura, per tutte le lavoratrici straniere il lavoro di cura rappresenta all’inizio l’unica attività accessibile, e per il 22% di esse il fatto che sia un lavoro ben pagato rappresenta la prima motivazione di questa scelta; solo il 16.8% dichiara di aver scelto questo lavoro per passione.
Disponibilità
L’assistito tende, nel tempo, a fare della propria badante un punto di riferimento: troppi cambiamenti potrebbero, infatti, disorientarlo e rendere più problematica la sua situazione.
È importante, quindi, chiarire subito quali sono le nostre esigenze – se un lavoro a ore oppure una co-residenza – in modo da capire se sono in linea con la disponibilità dell’assistente, anche nel lungo periodo.
Quanto costa?
Non è possibile dare un dato univoco e soddisfacente per tutti, ma qui ci aiuta la fondazione Censis: secondo una ricerca il costo di un assistente pesa in media un 29.5% sul bilancio familiare.
In merito, vi segnaliamo, esistono delle polizze assicurative che coprono la necessità di assistenza domiciliare saltuaria e per periodi di tempo limitati: a fronte di una spesa annuale, garantiscono, infatti, assistenza domiciliare gratuita ad opera di personale specializzato agli over 65 a seguito di infortuni o operazioni chirurgiche.