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Arriva il risparmiometro

Alcuni accorgimenti per non attirare l’attenzione del Fisco

Il 2018 è l'anno dell'avvento del Risparmiometro. Nome evocativo questo che immediatamente ci rimanda alla progenie di una serie di deterrenti (Redditometro, Riccometro e Spesometro) utilizzati dall'Agenzia delle Entrate negli ultimi anni per far fronte all'evasione fiscale. Opportuno capire di cosa si tratta e superare qualche spauracchio che è circolato sul web.


Cos’è il risparmiomentro? Come funziona?
Innanzitutto non è una tassa sulle giacenze bancarie e tanto meno un prelievo automatico sui conti correnti, bensì un algoritmo, cioè un procedimento sistematico di calcolo, ideato per mettere in luce determinate incongruenze tra quanto dichiarato e quanto risparmiato.
Un calcolo che non dovrebbe essere molto complicato: l’Agenzia delle Entrate dispone infatti di una banca dati enorme (Anagrafe Tributaria) dove confluiscono tutti i codici fiscali, i redditi dichiarati e qualsiasi informazione di carattere finanziario.
 
Sarà quindi sufficiente il confronto tra reddito dichiarato e conti correnti, conti postali, titoli e obbligazioni, conti di deposito a risparmio libero vincolato, carte di credito, gestioni patrimoniali, vendita di oro e metalli preziosi, gestioni patrimoniali, ecc.

Il nostro risparmio passerà al setaccio e il Fisco valuterà se lo stesso è in linea o meno con i redditi e la spesa media che una famiglia dello stesso livello può sostenere. Uno scostamento superiore al 20% di quanto ipotizzato farà scattare i controlli e non l’accertamento automatico. Sarà pertanto compito del contribuente (inversione dell’onere della prova) dimostrare in contraddittorio che lo scarto è dovuto a comportamenti virtuosi o comunque giustificabili. Diversamente l’Agenzia delle Entrate procederà con la tassazione dello scostamento e non di quanto depositato.
I contribuenti che dal 2018 saranno soggetti al risparmiometro sono la quasi totalità delle persone fisiche: chiunque sia in possesso di un codice fiscale e di un conto corrente o di un qualsiasi altro prodotto finanziario sarà controllato.
Nessuna differenza tra lavori autonomi, imprenditori, disoccupati, dipendenti o pensionati.
Dal 2019 anche le persone giuridiche verranno “valutate” utilizzando questo strumento.

Massima trasparenza
Quanto detto conduce ad una prima riflessione che è necessario che ognuno di noi assimili: ogni operazione bancaria così come ogni investimento in prodotti finanziari è noto all’Agenzia delle Entrate, sia che si tratti di un versamento che di un prelievo, sia che si parli di accessi alle cassette di sicurezza che di sottoscrizione di una polizza sulla vita. Nessuna eccezione! È anche vero che la scorsa estate la Corte dei Conti ha “tirato le orecchie” all’Agenzia delle Entrate per aver poco utilizzato la grandissima e dispendiosa banca dati che possiede per effettuare controlli. Le cose però potrebbero cambiare, anzi il Fisco ha promesso che vi sarà a breve un’inversione di tendenza.

Comportamenti da adottare
Partendo da questo presupposto e dalle modalità di funzionamento dello spesometro, il primo consiglio è quello di prestare grande attenzione ai prelievi ed ai versamenti effettuati. Limitarsi a depositare gli introiti da reddito di lavoro dipendente senza effettuare, o effettuando in maniera assai limitata, prelevamenti è sicuramente indice di una situazione anomala. Un risparmio oculatissimo può derivare sì da atteggiamenti conservativi, ma deve essere comunque sensato. Oltre certi limiti potrebbe far pensare ad entrate non dichiarate o a lavori in nero.
Altra osservazione: pochissimi prelievi effettuati non possono essere giustificati da aiuti di terzi. Plausibili le piccole regalie di parenti stretti, meglio se conviventi (es. genitori o nonni). Evitare quindi di coinvolgere l’intero albero genealogico o gli amici stretti, anche per non dar luogo a verifiche a catena.
 
Tutti, ma proprio tutti, i “giri” di contante devono essere giustificabili.

Trasparenza
Se si utilizzano quindi soldi ricevuti per acquisti di importo elevato (ma anche per la quotidianità) è consigliabile far sì che tutte le transazioni siano assolutamente trasparenti (preferire sempre i bonifici) e indicare negli atti di compravendita, se previsti, che il denaro usato per acquistare il bene è frutto della donazione di un parente.
 
Parlando di contanti… ricordare il limite di € 2.999,00: al di sopra di esso sono vietati.

Avere un giustificativo per tutte le entrate è essenziale. Motivare, ad esempio, determinate spese adducendo potenziali vincite al gioco può essere rischioso se non si sono conservate tutte le ricevute che documentano questi “colpi di fortuna”. In ogni caso ricostruire a distanza di anni movimenti bancari può non essere semplice.

Richiedere finanziamenti elevati non è detto possa essere neppure una buona strategia: si dovrà far fronte ad elevate rate (ulteriore campanello d’allarme).

Infine considerare che anche il web può essere traditore (in alcune verifiche fiscali lo è già stato). Bene pubblicizzare o condividere, ma senza esagerare. Tutto quello che viene mostrato all’esterno (enfatizzando troppo viaggi e acquisti o declamando successi imprenditoriali) potrebbe finire per danneggiare chi si è vantato e compromettere azioni difensive.
Non è più tempo di essere smodati nemmeno sul web, o meglio… un velo di sobrietà non guasta mai.

Riguardo l'autore

Stefania Vercellotti

Stefania Vercellotti

Area: Fisco e tasse